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Blue Lagoon, simbolo dell’Islanda, fonte di energia e benessere del corpo

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La Blue Lagoon è stata creata accidentalmente dallo scarico di condensa della centrale geotermica di Svartsengi. Si prevedeva che l’acqua sarebbe scomparsa nel campo di lava permeabile adiacente. Ma la sedimentazione lo ha reso gradualmente impermeabile e la laguna ha continuato ad espandersi. È diventata l’attrazione turistica più frequentata del paese.

La Blue Lagoon

La Blue Lagoon è blu per il modo in cui la silice, l’elemento iconico e più abbondante della laguna, riflette la luce visibile quando è sospesa nell’acqua. La silice, un composto minerale costituito da silicio e ossigeno con la formula chimica SiO2, è un minerale bioattivo che riflette solo le lunghezze d’onda blu della luce visibile. Il resto dei colori vengono assorbiti. Così, la Blue Lagoon è blu. Ma essa non è soltanto un bagno geotermale dove i clienti possono rilassarsi per qualche ora e godere del paesaggio circostante. Questa distesa di acqua contornata da rocce vulcaniche è la conseguenza di un processo di estrazione di energia geotermica; è la parte superficiale di qualcosa di più grosso e imponente che si alimenta nel sottosuolo.

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Riscaldamento geotermico regionale nella penisola di Reykjanes

Nella penisola di Reykjanes ci sono ampie zone termali, quindi la gente del posto ha pensato di riscaldare le proprie case con fonti geotermiche. Nel 1961 furono completati i primi progetti di riscaldamento regionale geotermico per Keflavik, Njardvik e l’aeroporto di Keflavik. Questi piani furono formulati per conto della commissione geotermica di Keflavik e Njardvik.

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Ulteriori piani sono stati fatti nel 1963 per la forza di difesa islandese (IDF) all’aeroporto di Keflavik. In questo caso si presero in considerazione due aree geotermiche: la penisola di Reykjanes e l’area di Stapafell, supponendo che si potesse ottenere abbastanza acqua calda con la trivellazione. Grazie all’acqua termale è possibile riscaldare le abitazioni degli abitanti direttamente tramite un sistema di scambiatori di calore. L’acqua fredda è riscaldata dall’acqua calda geotermale all’interno di uno scambiatore di calore o di un boiler per raggiungere il livello di temperatura desiderato.

Pozzo geotermico di Svartsengi

Nel gennaio 1973 l’Autorità Islandese per l’energia ha completato i piani preliminari per un sistema di riscaldamento regionale di Svartsengi. I risultati di questa pianificazione erano promettenti e sembravano giustificare un’ulteriore esplorazione di quella regione. Di conseguenza, l’Autorità per l’energia ha pianificato un’esplorazione completa della regione geotermica di Svartsengi e ha scavato altre due buche, profonde 5.000 e 5.600 piedi.

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Inoltre, si effettuarono misurazioni della resistività elettrica nel tentativo di determinare la dimensione totale della regione “calda”. Sembravano indicare che l’estensione del sistema geotermico ad una profondità di diverse centinaia di piedi era di circa 400 ha, ovvero di 4 chilometri quadrati. Il perimetro esterno non poteva essere definito esattamente, perché la salinità delle acque sotterranee, ad una certa profondità intorno alla regione “calda”, diminuisce ancora di più la bassa resistività alimentata dal calore. In ogni caso la vastità e la profondità del pozzo geotermico hanno creato i presupposti per iniziare la trivellazione.

Impianto per la produzione di energia geotermica

Gli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti geotermiche sono di diversi tipi, ma l’idea di base è sempre la stessa. Cioè iniettare un fluido, solitamente o acqua o vapore ad alta temperatura e pressione, in una turbina a vapore e creare energia elettrica. Generalizzando, più è alta la temperatura e la pressione del fluido in entrata, maggiore è la potenza prodotta dalla turbina. Il vapore di buona qualità che è prelevato dal pozzo geotermico ha un valore maggiore rispetto all’acqua che si trova a temperature minori. Quest’ultima necessita di un’ulteriore unità di flash per separare la fase liquida da quella gassosa, che entra in turbina.

A causa della scarsa disponibilità di vapore ad alta temperatura, l’impianto geotermico più comune è quello a ciclo binario. Esso sfrutta temperature ancora più basse rispetto all’acqua e al vapore, e inoltre utilizza un ciclo secondario nel quale fluisce un fluido con bassa temperatura di ebollizione come pentano o butano. L’acqua dal pozzo entra nello scambiatore di calore primario e scalda il fluido secondario che vaporizza ed entra in turbina.

Efficienza e produttività di Svartsengi

La trivellazione a Svartsengi aveva rivelato che lì c’era più energia disponibile di quanto anche i più ottimisti potessero sperare. Questo naturalmente ha aumentato il valore della terra. A causa dell’alta temperatura e della salinità del fluido geotermico, hanno sviluppato uno speciale processo di scambio termico per sfruttare questa fonte di energia per il teleriscaldamento. L’acqua fredda è pompata dal terreno nelle vicinanze della centrale elettrica e riscaldata ad alcuni comodi livelli di temperatura (95-125°C). Poi distribuita nelle piccole città e nei villaggi per l’uso diretto nei singoli sistemi di riscaldamento e come acqua calda di rubinetto. La maggior parte del sistema è del tipo “once through”, il che significa che l’acqua è evacuata attraverso la rete fognaria dopo che il calore è estratto (a circa 40°C). Il vapore ad alta pressione è utilizzato per generare elettricità mediante turbine a vapore. Oggi tre di queste sono in funzione e producono una potenza di 8 MW. In questo modo la centrale è in grado di produrre una notevole quantità di energia elettrica.

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Doppio beneficio proveniente dalla Blue Lagoon

Quando tutta l’estrazione pratica del calore è avvenuta per scambio termico, la condensa è fatta uscire nel campo lavico circostante a 70°C dove si accumula nella Blue Lagoon. Nel 1981 alcuni pazienti affetti da psoriasi hanno fatto esperimenti di balneazione nella laguna e i bagni sembravano dare una cura almeno temporanea. Così come è accaduto in altri luoghi, l’acqua ricca di zolfo ha effetti curativi sulla psoriasi, reumatismi, sciatica, eczemi. Da allora un numero crescente di pazienti provenienti da tutto il mondo ha goduto del sollievo della composizione chimica dell’acqua.

I pazienti originari che hanno bisogno di cure nella Blue Lagoon sono coperti dalla previdenza sociale, infatti le autorità hanno riconosciuto la necessità di tali cure. L’effetto curativo sulla psoriasi già ottenuto ha portato ad ulteriori indagini e sperimentazioni con il bagno dei pazienti in laguna. I risultati di questi esperimenti sono stati coerenti con i primi risultati. Non c’è stato alcun dubbio, e dopo l’apertura delle nuove strutture nel 1999 si costruì una clinica a Svartsengi. Nel corso degli anni il numero dei visitatori della laguna è aumentato costantemente.

“Alcune persone sono venute in acqua per la guarigione. Altri per piacere. Ma tutti quelli che sono venuti, se ne sono andati con un profondo senso di meraviglia.”

Articolo a cura di Marco MASETTI