Era il lontano 2009, quando multinazionali energetiche iniziano a scoprire giacimenti di gas naturale e petrolio intorno ai mari di Cipro. Da allora sono tante le nazioni interessate alle fonti fossili presenti perché, diciamoci la verità, di petrolio e metano non ce n’è mai abbastanza.
L’isola di Cipro è la terza più grande del Mediterraneo dopo Sicilia e Sardegna. Territorialmente si pone sotto la penisola turca. Dista circa 850 km dalla capitale greca Atene; a 70 km, invece, dalla Turchia, nel punto più vicino. Dal punto di vista geopolitico Cipro è un unicum nel panorama europeo. Infatti, è storicamente un’isola contesa da più fronti poiché affaccio strategico dal Mediterraneo verso il vicinissimo Oriente. La costa cipriota dista meno di 170 km dal Libano e dalla Siria.
La piccola, ma importante, nazione è divisa tra la Repubblica turca di Cipro Nord e la Repubblica di Cipro. La prima occupa la parte settentrionale ed è riconosciuta in ambito internazionale solamente dalla Turchia. La seconda, stato riconosciuto internazionalmente, occupa la parte meridionale, corrispondente a circa il 62% del territorio insulare. Se al sud si incontra la lingua e la cultura greca, al nord si parla turco e la religione principale è l’islam. La Repubblica di Cipro è entrata ufficialmente nell’Unione Europea nel 2004.
Non solo affaccio strategico verso il Medio Oriente, ma da circa 12/13 anni sono iniziate le prime trivellazioni nella ZEE (Zona Economica Esclusiva) di proprietà cipriota. Si stima, infatti, che siano circa 3.500 miliardi di m3 le riserve di gas naturale presenti offshore intorno all’isola.
La quasi totalità dei pozzi si trovano al sud dell’isola. La ZEE è stata divisa in 13 blocchi, ognuno dei quali è stato concesso in parti eguali a diverse società private per le operazioni di trivellazione e campagne di campionamento. Nel particolare, le multinazionali coinvolte sono ENI (Italia) e Total (Francia) in primis. Successivamente si sono aggiunte la Kogas (Corea del Sud), le statunitensi Exxon Mobil e Noble Energy, le israeliane Delek, l’olandese Shell, la Qatar Petroleum e la BG Group (Gran Bretagna).
L’ENI ha fondato nel paese la società Eni Cyprus Ltd. Nel febbraio 2018 hanno effettuato una delle più importanti scoperte di gas nella zona. Nel pozzo Calypso 1, situato nel Blocco 6, hanno incontrato un’estesa colonna mineralizzata a gas metano in rocce di età Miocenica e Cretacica, quest’ultima con ottime proprietà di reservoir. Per una dettagliata campagna di campionamento su fluidi e rocce, l’azienda perforato a 2.074 metri di profondità d’acqua e a una profondità totale di 3.827 metri.
Vista la grandissima ricchezza nascosta nel mare di Cipro, la Turchia vuole metterci assolutamente mani. Le prime tensioni risalgono al 2018, quando delle navi da guerra turche avevano bloccato la nave di prospezione Saipem 12000 di proprietà ENI. Quest’ultima si stava dirigendo verso i giacimenti di gas situati nel blocco 3 con il benestare della Repubblica di Cipro. In seguito alle provocazioni turche, le prospezioni nel blocco 3 sono state sospese e rinviate. Il governo di Nicosia ha accusato la Turchia di aver violato il diritto internazionale e di voler mantenere il suo programma di sfruttamento e di esplorazione.
Il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso il 15 luglio 2019 una serie di sanzioni e misure restrittive nei confronti della Turchia. Motivo principale: le operazioni di perforazione ed esplorazione di idrocarburi nel Mediterraneo orientale al largo dell’isola di Cipro senza il permesso ufficiale del governo cipriota riconosciuto dall’UE. Il Consiglio ha anche approvato la proposta della Commissione di ridurre l’assistenza finanziaria alla Turchia per il 2020.
La Turchia, però, non si è fermata. La nazione, infatti, ha fame di potere. Proprio nel 2019 il governo turco ha mandato la nave Fatih a trivellare e cercare riserve di gas naturale o petrolio nella ZEE di Cipro. Poco dopo, a fine 2019, nonostante le misure restrittive europee, la Turchia invia una seconda nave: la Yavuz. Nonostante il Covid-19, anche l’inizio del 2020 è stato caratterizzate da una nuova mossa di Recep Tayyip Erdoğan, presidente turco, che ha inviato una terza nave di perforazione: la Kanuni.
E la storia ci riporta ad oggi, dove da pochi giorni la Turchia ha deciso di inviare una quarta nave nei blocchi della ZEE di Cipro concessi a varie società per le operazioni di trivellazione iniziali. Si tratta della Oruc Reis, una delle più grandi navi per l’esplorazione di idrocarburi con bandiera turca, che è già intorno a Cipro scortata da navi militari. Il governo turco ha fatto sapere che le operazioni di trivellazione andranno avanti fino a fine mese. A nulla è servita l’ira del governo greco, così come le denunce della commissione europea.
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