Vi abbiamo già parlato di come il COVID-19 abbia impattato in termini di rifiuti generati, sul settore energetico e di come si siano ridotte le emissioni. Sebbene questo possa sembrare un “lato positivo”, proviamo a capire perché potrebbe portare ad una crisi ambientale nel futuro.
Il calo della produzione industriale, del settore dei trasporti e della domanda energetica hanno determinato una riduzione delle emissioni globali. I livelli di CO2 sono calati del 17% portando ad un netto e visibile miglioramento della qualità dell’aria. Si stima, per esempio, che il miglioramento della qualità dell’aria in India abbia salvato un numero di vite enorme. Questo numero è pari a 17 volte quelle morte per coronavirus, nel paese stesso.
La riduzione delle emissioni, però, è solo una conseguenza delle dinamiche di quarantena. Essa non rispecchia un cambiamento di paradigma nei modelli produttivi o di consumo. Tenendo in considerazione la ripresa delle attività post lockdown, la riduzione media globale delle emissioni di CO2 si attesta tra il 4% e l’8%.
La ripresa economica potrebbe avere maggior priorità dei processi di decarbonizzazione.
Nei grafici successivi si mostrano i dati disponibili di emissioni annuali globali di CO2 e i dati disponibili di GDP negli ultimi 50 anni.
Come è possibile notare, osservando i due grafici, in occasione di rallentamenti della crescita economica globale, si assiste ad una riduzione delle emissioni totali di anidride carbonica. La prima conclusione che si può trarre è che, quando l’economia rallenta, l’ambiente torna a respirare. Il dettaglio più importante da considerare è però che, i livelli di inquinamento durante le fasi di ripresa economica, salgono in maniera più ripida rispetto al calo causato dalla crisi.
La correlazione diviene ancora più evidente se si diagrammano le emissioni di CO2 legate al consumo di combustibili liquidi. Questi dati infatti forniscono una buona panoramica del settore industriale e dei trasporti.
Risulta chiaro come non sia la prima volta che una crisi induce una breve riduzione delle emissioni. È altresì evidente che queste crisi sono seguite da periodi di crescita delle emissioni, con conseguente superamento dei livelli pre-crisi.
C’è però spazio per non disperare. È proprio a seguito della crisi del petrolio negli anni Settenta ed Ottanta che le rinnovabili vennero alle luci della ribalta. Sarà necessario scegliere di rivolgersi alle rinnovabili, anche tenendo conto del bassissimo prezzo del petrolio, per abbandonare tradizionali strategie energetiche e produttive.
La possibilità che questa volta sia differente dal passato esiste ed è concreta proprio perché la spinta verso politiche “green” è più forte che mai: lo dimostra il Green Deal europeo. Politiche ambientali e ripresa economica devono andare di pari passo in quella che si prospetta come una nuova normalità.
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