Articolo a cura di Simona COSTANTINO
Le fonti rinnovabili hanno trovato il proprio posto all’interno del Sistema Energetico Nazionale italiano. Così facendo, l’Italia si è rafforzata nel campo della sostenibilità ambientale riducendo le emissioni di gas serra e aumentando la sicurezza e l’efficienza del proprio sistema energetico. Infatti, l’Italia si impegna a perseguire l’obiettivo europeo della de-carbonizzazione, così da ottenere miglioramenti dal punto di vista ambientale e sanitario.
Le tecniche di revamping e repowering possono essere applicate consentendo il perseguimento del macro-obiettivo di riduzione dell’impatto ambientale che si manifesta dall’installazione degli impianti. Gli interventi di revamping e repowering vengono applicati all’impianto quando quest’ultimo giunge al termine della vita utile (20/25 anni dalla messa in esercizio dello stesso) al fine di evitare la dismissione completa del parco eolico.
Si interviene sostituendo l’intero aerogeneratore con uno di taglia maggiore, di maggiori dimensioni e più efficiente nel caso del repowering. Mentre col revamping si interviene sostituendo parzialmente alcuni componenti risultanti obsoleti rispetto allo stato dell’arte dell’impianto, migliorandone le prestazioni.
Tra gli interventi di revamping si prende in considerazione:
Per poter intervenire con il revamping e il repowering è necessario fare riferimento al quadro normativo relativo agli impianti eolici. Sia a livello nazionale, sia a quello regionale. In accordo agli iter procedurali previsti dalla normativa nazionale vigente, in base alle taglie di impianto e al contesto nel quale il sito si inserisce, occorre procedere almeno con una verifica di assoggettabilità alla VIA e talvolta con una completa Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Nel caso del repowering totale bisognerà:
E quindi occorrerà sottoporre l’impianto a VA o VIA. Mentre il pre-screening sarebbe più indicato in caso di reblading o di upgrade dell’impianto; entrambi non comportano infatti necessariamente lo spostamento delle turbine o la sostituzione con altre macchine di maggiore impatto.
Inoltre, bisogna osservare il Decreto Ministeriale 10 settembre 2010 recante le “linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”. Esso inquadra l’attività di produzione di energia da fonti rinnovabili come attività libera, alla quale si accede in condizioni di uguaglianza, senza discriminazioni nelle modalità e nelle condizioni del suo esercizio.
Tutto ciò è dedicato alle Regioni e alle Provincie che in completa autonomia possono porre delle limitazioni e/o divieti durante l’atto programmatico e/o pianificatorio per l’installazione degli impianti eolici. Le modalità amministrative e tutti i criteri tecnici presenti all’interno delle suddette linee guida sono volti:
L’installazione di un parco eolico genera una serie di criticità da non sottovalutare legate alle dimensioni delle macchine, alla loro disposizione e alla localizzazione sul territorio. Le suddette non sono solo di natura percettiva, ma provocano la trasformazione del paesaggio naturale. Risulta rilevante l’impatto visivo che consegue all’installazione dell’impianto, poiché quest’ultimo deve coesistere con il contesto territoriale ed impiantistico.
Tra gli impatti ambientali che si manifestano a fronte dell’installazione troviamo il consumo di suolo dovuto alla costruzione delle piazzole delle torri eoliche che richiede spazi ampi e in caso di zone morfologicamente complesse è necessario procedere con opere di escavazione.
Tra le due tecniche trattate risulta essere più rilevante, in termini di risultato finale, il repowering. Con esso, infatti, si smantella il vecchio parco eolico per realizzarne uno nuovo. Perciò, la fattibilità del repowering di un parco eolico non può escludere un’attenta verifica dei requisiti normativi e ambientali. Laddove non sia possibile eseguire attività di repowering si interviene applicando attività di revamping come buon compromesso.
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