Come l’estate scorsa, anche quest’anno la Siberia è devastata da incendi. L’area non è nuova ad incendi durante i periodi estivi. Tuttavia quello che sta accadendo in questi giorni nella foresta russa è incredibile. Le fiamme sono iniziate – secondo le autorità russe – da pochi giorni, dovute molto probabilmente ad un’estate più calda e secca del solito.
L’anno scorso in Siberia la situazione era tragica. Secondo Greenpeace Russia, infatti, il disastro ha superato i 4,5 milioni di ettari di foresta. Parliamo di un’area pari alla Pianura Padana completamente ed inesorabilmente a fuoco o in cenere.
Associazioni e diversi governi hanno puntato il dito sugli amministratori russi che nell’estate 2019 non sono intervenuti in tempo per domare le fiamme iniziali. Gli incendi sono partiti, come sempre, da zone remote e inizialmente lontane tra loro. Dopo settimane, però, erano più di 400 gli incendi, cominciati dalla zona di Krasnoyarsk, nella Grande foresta del Nord della Siberia.
Gli effetti dell’inferno che si spera non si ripeta quest’anno, non hanno solo portato ad una diminuzione della vegetazione nella foresta, completamente rasa al suolo. Sono state emesse in atmosfera, infatti, più di 170 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Per non parlare del monossido di carbonio e di altri centinaia di inquinanti (la maggior parte ricollegabili all’effetto serra) che stanno ricoprendo vastissime aree della Siberia fino all’Alaska e al Canada. Ricorderete le foto dell’Agenzia Spaziale Europea, in cui era possibile comprendere l’enorme disastro.
Le notizie delle ultime ore non sono incoraggianti. Al momento si contano più di 300 incendi che stanno caratterizzando alcune delle zone forestali della Siberia. Al contrario dell’anno scorso, però, il governo russo ha messo immediatamente in opera decine e decine di impiegati forestali. In questo modo si spera di contenere i fuochi – probabilmente – spontanei nel modo più efficiente possibile.
Purtroppo, uno dei motivi degli incendi potrebbe essere il clima mite e caldo che attraversa ampie zone della Siberia da gennaio. Quest’ultimo, in aggiunta alla bassa umidità del suolo, ha contribuito non poco ad una ripresa degli incendi che avevano già devastato la regione l’estate scorsa. Sia il numero, che l’intensità degli incendi in Siberia, ma non solo, hanno provocato le più alte emissioni di monossido di carbonio e CO2 nel mese di giugno 2020 a livello mondiale. Infatti, anche Alaska e Canada stanno soffrendo dello stesso problema.
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