L’Istituto Affari Internazionali ha di recente pubblicato uno studio su geopolitica e futuro delle rinnovabili. Innovazione tecnologica, costi ridotti, finanziamenti pubblici e privati, politiche favorevoli e preferenze dei consumatori sono stati fattori chiave nell’adozione delle energie da fonti rinnovabili (RES). La transizione energetica potrà avvenire in tante modi ma le rinnovabili ne saranno un pilastro. Questo il primo di una serie di articoli dedicata al ruolo dell’Italia nel futuro di un mondo alimentato dalle rinnovabili.
L’adozione di fonti rinnovabili ha influenzato le politiche di sicurezza energetica generando nuovi rischi e nuove opportunità. L’attenzione si sposterà gradualmente dalla sicurezza dei corsi d’acqua e gasdotti, ad esempio, alla sicurezza delle reti elettriche, che dovranno essere ampliate per accogliere una quota maggiore di rinnovabili e per meglio equilibrare le fluttuazioni del sistema. L’intermittenza è infatti un elemento distintivo e caratteristica impegnativa delle fonti energetiche rinnovabili, che richiede nuovi sistemi flessibili e intelligenti.
Il Green Deal europeo cerca di rispondere al nuovo scenario energetico e di contribuire a ridefinire la posizione geopolitica dell’Europa sulla scena globale. L’Europa parte da una posizione di leadership basata sulla quota relativamente elevata di rinnovabili nel proprio mix energetico, da alti livelli di investimenti, innovazione, specializzazione, programmi di politica avanzati per l’integrazione delle rinnovabili. Allo stesso tempo, l’Unione Europea (UE) non dovrebbe essere troppo compiacente, poiché i progressi in materia di riduzione delle emissioni di CO2 sono ancora troppo lenti.
Le importazioni di petrolio e gas hanno, infatti, un peso ancora piuttosto elevato nel bilancio commerciale complessivo dell’UE (20 per cento del valore delle importazioni nel 2018). La dipendenza dalle importazioni di energia è notevole (55% nel 2018), in particolare dalla Russia (30-40 per cento della quota di mercato delle importazioni di petrolio, gas e carbone). Come riconosciuto anche dalla commissione europea ed affermato nel Green Deal, una maggiore attenzione alle rinnovabili ridurrebbe la dipendenza dalle importazioni e migliorerebbe il bilancio commerciale.
L’Italia si è mossa presto e rimane uno dei mercati mondiali più importanti per le rinnovabili. Circa il 35% della produzione energetica è generata da rinnovabili, ben al di sopra della media europea. L’Italia è settima al mondo per investimenti cumulati in rinnovabili, con un totale di 82 miliardi di dollari investiti tra il 2010 e il 2019. In Europa, l’Italia è leader in materia di energia geotermica e idroelettrica. Il mercato delle rinnovabili, in Italia, offre lavoro, si stima, a 120.000 persone.
Mentre l’Italia parte da una posizione di leadership, l’autocompiacimento non è un’opzione. Altri Paesi si stanno muovendo in modo sempre più veloce e l’Italia deve rafforzare gli sforzi per acquisire un nuovo vantaggio competitivo. Gli investimenti in ricerca e sviluppo devono essere significativamente più elevati. L’Italia ha una rete elettrica diffusa, digitalizzata, affidabile ed efficiente ed è stato uno dei primi paesi a muoversi nell’adozione dei contatori intelligenti. Tuttavia maggiori investimenti nelle infrastrutture elettriche sono necessari per aumentare la penetrazione delle rinnovabili e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. La nuova infrastruttura deve comprendere unità di stoccaggio, batterie, sistemi di gestione della domanda e altri sistemi digitalizzati.
L’Italia è, inoltre, in ritardo nel settore della mobilità elettrica rispetto agli altri stati membri dell’UE.
Vengono suggerite infine delle strategie o raccomandazioni politiche per l’Italia.
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