A Spinetta Marengo, Alessandria, negli impianti chimici della Solvay è stato testato un nuovo ed innovativo materiale, una resina, per la realizzazione dello strato filtrante delle mascherine riutilizzabili.
In passato vi abbiamo parlato del problema rifiuti che si è generato a partire dalla diffusione del SARS-CoV-2. I rifiuti ospedalieri sono, infatti, aumentati del 20%. L’errato conferimento dei rifiuti da parte dei cittadini, che spesso abbandonano guanti e mascherine per strada, ha aggravato il problema legato alla gestione de rifiuti stessi.
Sul fronte delle mascherine, una soluzione potrebbe essere quella di sostituire le mascherine monouso con mascherine riutilizzabili.
Solvay, in collaborazione con il Politecnico di Milano, ha progettato e realizzato membrane grazie ad un nuovo ed innovativo materiale utile per realizzare lo strato filtrante delle mascherine. La nuova membrana è realizzata con politetrafluoroetilene espanso (e-PTFE).
Il PTFE è un polimero che appartiene alla categoria dei perfluorocarburi (PFC), una classe di composti basati solo su fluoro e carbonio. Essendo il legame carbonio-fluoro il legame singolo più forte nella chimica organica, i PFC che lo contengono sono più stabili termicamente e chimicamente dei corrispettivi alcani. È per questo motivo che i PFC trovano applicazione anche come componenti di agenti antincendio. Lo svantaggio più grande legato all’utilizzo di questi composti è che sono potenti gas serra.
Il processo di produzione del PTFE avviene per polimerizzazione a catena radicalica, in presenza di un iniziatore come l’acqua ossigenata, ad esempio. Le condizioni operative cui viene fatta avvenire la reazione dipendono dal catalizzatore utilizzato ma generalmente la temperatura non deve superare gli 80°C.
n F2C=CF2 → −(F2C−CF2)n− ΔHP ≈ -41 kcal/mol
Essendo fortemente esotermica, il processo di reazione necessita di specifici accorgimenti di controllo della temperatura.
Queste proprietà restano poi inalterate in un ampio range di temperatura che va da -80°C a circa 250°C.
Il PTFE non espone ad alcun rischio finché è mantenuto a temperature inferiori a 200°C. La pirolisi a 200°C sviluppa diversi fluorocarburi e un sublimato. Gli studi condotti in merito, però, dimostrano che le quantità sono tali da non rappresentare un pericolo.
Il processo di degradazione inizia intorno ai 260°C e termina, con la decomposizione, a partire dai 350°C.
Alcune delle principali applicazioni sono:
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