Il Presidente Russo Vladimir Putin ha dichiarato lo stato di emergenza dopo che 20000 tonnellate di diesel sono state riversate in un fiume al circolo polare artico. Ancora una volta si verifica un disastro ambientale in Russia.
Lo scorso venerdì, in un impianto nei pressi di Norilsk, una città siberiana, la struttura di un serbatoio di carburante ha ceduto causandone lo sversamento. Si ritiene che il cedimento del terreno sotto i serbatoi di stoccaggio del carburante abbia causato la fuoriuscita. La causa di questo cedimento sembrerebbe essere l’anomalo scioglimento del permafrost artico.
Secondo quanto emerge dalle prime indiscrezioni, il Ministro russo per le emergenze, Yevgeny Zinichev avrebbe affermato che la comunicazione sia arrivata con due giorni di ritardo, giorni nei quali si è cercato di contenere il riversamento. L’incidente sembra essere il secondo più grande nella storia della Russia in termini di volumi riversati.
Oleg Mitvol, ex vice capo dell’autorità federale russa Rosprirodnadzor per il controllo ambientale, ha affermato che “non c’è mai stato un incidente di tale gravità nella zona artica”. Lo sversamento, infatti, dovrebbe aver contaminato un area pari a 350 km quadrati, viaggiando per 12 km trasportato dal fiume Ambarnaya che ha assunto una caratteristica colorazione rossastra.
La dichiarazione dello stato di emergenza prevede l’invio di forze aggiuntive per cercare di intervenire efficacemente sul problema.
L’incidente ha suscitato forti avvertimenti da parte dei gruppi ambientalisti. La portata della fuoriuscita e la geografia del fiume renderanno molto difficile la bonifica. Greenpeace, inoltre, sembra aver paragonato l’accaduto al disastro Exxon Valdez del 1989 in Alaska.
Il costo di bonifica sembra stimato in 100 miliardi di rubli (1.5 miliardi di dollari). Le operazioni di bonifica potrebbero durare da 5 a 10 anni. La prima proposta avanzata consisteva nel provare a bruciare tutto quel combustibile. Questa proposta non ha trovato approvazione del Ministro delle risorse naturali Dmitry Kobylkin. Una seconda proposta è stata quella di provare a diluire il diesel riversato con una sostanza reagente.
Una cosa è stata subito chiara: non sarà possibile operare interventi di contenimento operando chiatte con bracci perché il fiume Ambarnaya è troppo poco profondo. Il terreno adiacente al fiume, già saturo di petrolio, ha impedito che il carburante venisse recuperato e pompato nella tundra circostante.
Non è la prima volta che la Noriisk Nickel si trova in questa situazione di emergenza. La più grande società russa di estrazione e fusione di nickel e palladio, infatti, già nel 2016 aveva affrontato un’emergenza simile.
Il comitato investigativo russo (SK) ha avviato un procedimento penale per inquinamento e negligenza proprio a causa del ritardo di due giorni nelle comunicazioni. Ha inoltre preso in custodia il direttore dello stabilimento che, però, non ancora processato. Il presidente Putin ha espresso rabbia in merito all’accaduto poiché ne ha saputo soltanto grazie al clamore che l’evento ha generato sui social media e non dai diretti responsabili.
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