Quanta energia sarebbe necessaria per una vita dignitosa? Non solo elettricità, carburanti e combustibili ma anche quella contenuta negli oggetti e nelle infrastrutture di base. Quali sarebbero le necessità dei più poveri al mondo per elevarne la qualità di vita ad un livello accettabile?
Il Prof. Narasimha Rao, analista dei sistemi energetici per l’International Institute for Applied Systems Analysis di Vienna, ha appena dato una risposta pubblicando il suo lavoro su Nature Energy.
Il livello minimo di energia necessario per una vita dignitosa è definito a partire dal concetto di “Decent living standards” (DLS). Questo rappresenta il paniere di consumi in cui si inseriscono nutrizione, abitazioni dal giusto spazio e comfort termico, disponibilità di acqua domestica, igiene, istruzione, illuminazione, refrigerazione, gas domestico, accesso ad internet e mezzi radiotelevisivi ed infine utilizzo di mezzi di trasporto.
L’obiettivo dello studio è stato quindi quello di calcolare la quantità di energia necessaria affinchè i 3 miliardi di persone che vivono con meno di 3$ al giorno, possano raggiungere gli obiettivi di sviluppo umano previsti dall’ONU per il 2030.
Dallo studio emerge che per condurre una vita dignitosa, basterebbero, rispettivamente, ad indiani, sudafricani e brasiliani poveri 3055, 4500 e 6100 kWh annui pro capite. Questo risultato è sorprendente se si considera che non sarebbe nemmeno necessario aumentare la produzione energetica. In India, Sud Africa e Brasile, infatti, il consumo pro capite di energia è pari a 7000, 31000 e 17000 kWh annui.
A quale valore di consumo energetico si dovrebbe aspirare? Il Prof. Narasimha Rao e il suo gruppo di ricerca promettono di rispondere a questa domanda in futuro.
Iñaki Arto, economista presso il Basque Centre for Climate Change, aveva pubblicato uno studio in cui provava a rispondere a questo quesito. Nello studio sono stati incrociati dati di consumo energetico pro capite (impronta energetica) e Indice di Sviluppo Umano dell’ONU (HDI).
Le nazioni a bassa impronta hanno, generalmente, bassi HDI e un aumento del consumo energetico determina un maggior sviluppo umano. Per paesi sviluppati (HDI > 0,8), però, un aumento dell’impronta non determina un radicale cambiamento dell’HDI. L’efficienza energetica ed economie basate su industria “non pesante” determinano una diminuzione dell’impronta energetica ma non una diminuzione dell’HDI.
Il risultato dello studio è che una impronta energetica pro capite pari a 30000 kWh annui è sufficiente a garantire un HDI superiore a 0,8. Questo basta a garantire un sufficiente livello di sviluppo umano.
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