Oggi si fa un gran parlare di fonti rinnovabili ma spesso si dimentica di citare una delle più promettenti, su cui però resta ancora molto da scoprire: l’energia marina. Le tecnologie al momento disponibili, infatti, riescono solo in parte a sfruttare le immense potenzialità provenienti dall’energia di maree, correnti, gradienti di temperatura e salinità. Tuttavia nel prossimo futuro la situazione potrebbe cambiare radicalmente, visto che la sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti dell’energia green non fa che aumentare. Sempre più famiglie, infatti, puntano a limitare il proprio impatto ambientale scegliendo fonti sostenibili per la propria casa. Un segno evidente di questa tendenza è, per esempio, rappresentato dalla presenza di numerose offerte per la luce e il gas provenienti perlopiù da fonti rinnovabili, proposte da fornitori come Green Network Energy e capaci di attrarre sempre più consumatori. Ma vediamo adesso di capire come la fonte di energia inesauribile e pulita proveniente dal mare venga al momento sfruttata in Italia.
Come anticipato poco sopra, ci sono diversi sistemi che rendono possibile lo sfruttamento della “blue energy”. La prima opzione consiste nella creazione di energia a partire dalle correnti tramite il movimento di pale meccaniche, mentre la seconda sfrutta le energie prodotte dalle maree (mareomotrice), con un meccanismo che ricorda i vecchi mulini a marea. La terza opzione è rappresentata dall’energia cimoelettrica del moto ondoso, mentre la quarta e la quinta sono l’energia talassotermica e a gradiente salino. Ma che applicazione trovano queste tecnologie in Italia? La penisola italiana è circondata dal mare e questo la pone in posizione di vantaggio, anche se il Mar Mediterraneo è un bacino chiuso e può quindi essere sfruttato limitatamente all’energia del moto ondoso, alle maree e al gradiente di salinità.
In provincia di Pisa è presente un impianto che già oggi raccoglie l’energia dalle onde, installato di fronte la marina pisana e realizzato dalla startup 40South Energy. Da sottolineare il fatto che ci troviamo dinnanzi al primo di questa tipologia nella Penisola, il quale possiede delle caratteristiche molto diverse rispetto ad altri impianti di questo tipo. Le sue dimensioni sono infatti più piccole, non impatta sull’ecosistema che lo circonda e inoltre costa molto meno. Il suo nome (H24) non è casuale, visto che funziona tutto il giorno e tutta la notte: riesce a produrre un quantitativo di energia sufficiente per coprire il fabbisogno di 40 famiglie (50 kilowattora).
Lo Stretto di Messina e le coste del Mediterraneo rappresentano un patrimonio molto prezioso, anche per la blue energy. Per quanto riguarda il canale siciliano, il potenziale deriva dall’alta velocità delle correnti che lo attraversano, e che in certi casi possono arrivare fino a 2 metri al secondo. Di fatto, si potrebbero ricavare circa 125 gigawattora, ovvero quanto servirebbe per alimentare una città di oltre 200 mila abitanti, come la stessa Messina. A ben vedere, quindi, le coste del Mediterraneo risultano preziose sia per l’energia mareomotrice, sia per quella che potremmo ricavare dal moto delle onde.
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