Il Circle economy, un centro di ricerche internazionale, ci fornisce, tramite il suo ultimo report una panoramica sulla “circolarità” dell’economia globale.
Ad oggi, l’economia globale è solo l’8,6% circolare. È inoltre un valore peggiore rispetto a due anni fa, dove si raggiungeva il 9,1%. Questo valore così basso può essere spiegato attraverso tre fenomeni chiave.
Sin dalla rivoluzione industriale, l’estrazione di materiali è cresciuta a dismisura. Negli ultimi 50 anni, questo valore è cresciuto del 350% da 26,7 miliardi di tonnellate nel 1970 a 92 miliardi di tonnellate nel 2017. L’IRP, International Resource Panel, stima che questo valore possa attestarsi tra 170 e 190 miliardi di tonnellate entro il 2050.
52,6 miliardi di tonnellate di materiali entranti nell’economia globale vengono usati per prodotti dalla vita breve (Products that flow), come una mela o un paio di jeans, e raggiungono la loro end of use in circa un anno. La restante parte di risorse entra nel circolo dei prodotti che hanno vita più lunga (Products that last) come edifici , infrastrutture e grandi macchinari.
Quando le risorse materiali vengono investite in questi Product that last, per esempio sotto forma di edifici, esse sono sottratte all’economia per lunghi periodi finché restano in uso.
In alcune parti del mondo, i tassi di recupero e riciclo sono in aumento. In Europa, ad esempio, tra il 2011 e il 2016 vi è stato un aumento medio dell’11% nel recupero dei rifiuti solidi. Questo è avvenuto grazie a incentivi politici e soluzioni tecnologiche innovative.
Quando però guardiamo all’aumento del tasso di estrazione di nuovi materiali, questi successi vengono ridimensionati.
Dal 2015 al 2017 la quantità di anidride carbonica emessa nell’atmosfera è aumentata del 5% circa. In numeri, si è passati da 50,6 miliardi di tonnellate a 53,3 miliardi di tonnellate. E non solo! Un quantitativo pari a 22,4 miliardi di tonnellate è quanto si stima essere stato disperso nell’ambiente nello stesso periodo.
Leggendo tutti questi numeri la prima cosa che viene da pensare è: “Ma cosa possiamo fare?“.
Il modello DISRUPT presenta 7 elementi chiave per sviluppare strategie di economia circolare.
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