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Lomonosov: la prima centrale nucleare galleggiante è realtà

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arctictoday.com

La prima centrale nucleare galleggiante al mondo. Rosatom fa sapere che i generatori sono stati sincronizzati con i parametri della rete a terra e la centrale ha iniziato a fornire energia elettrica al distretto di Chukotka.

La centrale sarà connessa, inoltre, alla rete di riscaldamento della città di Pevek nel 2020.

Un po’ di numeri

La centrale è composta da due reattori da 64 MW di tipologia KLT-40S. I reattori di fissione nucleare della classe KLT-40. Sono reattori ad acqua pressurizzata in grado di produrre tra i 135 e i 171 MW di potenza termica. Nella variante KLT-40S la potenza termica è pari a 150 MW (circa 52 MWe con efficienza del 35%).

La nave è lunga 144 metri e larga 30 m con 21500 di tonnellaggio di portata lorda (tpl). Il costo globale per il completamento della centrale è stato valutato intorno ai 7.631 miliardi di rubli (110 milioni di €).

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Un po’ di storia

Rosatom prevedeva di costruire 8 centrali di questo tipo entro il 2015. I tempi però si sono allungati sensibilmente e i piani sono cambiati.

La chiglia della Akademik Lomonosov, questo il nome completo della centrane nucleare galleggiante, era pronta già nel 2007. Problemi contrattuali fecero si che una nuova posa della chiglia sia avvenuta nel 2009. Lo scafo è stato completato nel 2010 e il reattore, il cui completamento era previsto nel 2012-2013, è stato avviato solo nel 2018.

Nonostante una storia molto travagliata, la centrale è adesso realtà e a seguito del caricamento del carburante, uranio con un grado di arricchimento del 14,1% per rispettare gli standard internazionali sulla proliferazione, è stata messa in servizio a Pevek. Qui nel triennio 2016-2019 sono stati costruiti tutti gli impianti di terra necessari. Il costo totale ad oggi è stimato pari a 21,5 miliardi di rubli (310 milioni di €) con investimenti futuri pari ad ulteriori 18 miliardi di rubli (260 milioni di €).

Ambiente e sicurezza

Aspre critiche sono state mosse dalle associazioni ambientalistiche poiché si ritiene che la centrale porti con se alti rischi ambientali per l’Artico, considerando la vulnerabilità dell’impianto ai disastri naturali.

Intanto non ci resta che goderci questo capolavoro dell’ingegneria.