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Green Deal Europeo: non si scherza più

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Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha presentato con poche, precise parole in conferenza stampa, quello che potrebbe essere la più grande riforma della transazione energetica a livello mondiale: ecco il Green Deal Europeo.

I dettagli tecnici del piano sono ancora in lavorazione, ma gli obiettivi e le strategie sono categorici.

Perché ci serve un Green Deal Europeo?

Il documento, che verrà studiato e definito nelle prossime settimane e mesi, promette di concentrarsi sui grandi temi collegati ai cambiamenti climatici e alla decarbonizzazione dell’unione europea. In particolare parliamo di energia, edifici, industria, e mobilità.

I motivi per i quali si da priorità ai settori appena citati sono i seguenti:

  • la produzione e l’uso dell’energia rappresentano oltre il 75% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE, e quindi bisogna puntare assolutamente alla decarbonizzazione con soluzioni alternative;
  • il 40% dei nostri consumi energetici riguarda gli edifici, e quindi focalizzarsi sulla riduzione degli sprechi e sulle ristrutturazioni è fondamentale;
  • l’industria l’industria è ancora lontana dai concetti di economia verde o economia circolare (solo il 12% dei materiali utilizzati, ad esempio, è riciclato);
  • i trasporti rappresentano il 25% delle nostre emissioni, e sistemi di mobilità più sostenibili e più economici devono rappresentare un punto fermo.

Cosa prevede nello specifico?

La Commissione del Green Deal Europeo proporrà un meccanismo per una transizione giusta. Si parla di un fondo di 100 miliardi di euro che prevede norme sugli aiuti di Stato per incentivare gli investimenti verdi, finanziamenti per una transizione dal programma InvestEU e utilizzo delle risorse del gruppo BEI, assistenza tecnica agli stati e a tutti gli stakeholders…

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Inoltre, l’UE si impegna, tra le altre cose, a:

  • collaborare con il continente africano per porre clima e ambiente al centro delle relazioni diplomatiche;
  • proporre un tavolo per dialogare con i paesi del G20, responsabili dell’80% delle emissioni globali di gas serra;
  • istituire un’agenda specifica per i Balcani occidentali che rispecchi le basi dei Green Deal Europeo.

Ricordiamoci che il 25% dello strumento per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale dell’UE è destinato al sostegno degli obiettivi in materia clima e ambiente. Il 40% dei finanziamenti pubblici mondiali per il clima proviene dall’Unione Europea.

Perché agire adesso?

Come ha ben detto la von der Leyen:

“Il costo della transizione sarà ingente, ma il costo dell’inazione sarà maggiore.”

 

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Stando a quanto studiato e riportato dalle agenzie europee si contano:

  • 400.000 morti all’anno causa inquinamento atmosferico;
  • 90.000 decessi dovuti alle ondate di caldo, le quali porteranno anche oltre 660.000 domande di asilo nell’UE;
  • circa 500.000 persone esposte a inondazioni fluviali e più di 2 milioni di cittadini europei esposti a inondazioni costiere, e l’Italia lo sa bene;
  • quasi 200 miliardi di euro annui di perdite economiche dovute agli ambiti più disparati se la temperatura media mondiale sale ulteriormente.