Nucleare

Il riavvio del reattore di Onagawa in Giappone

Onagawa è una cittadina della prefettura di Miyagi. A seguito dello tsunami del marzo 2011, oltre l’80 percento delle case è stato danneggiato. A cavallo tra la città di Onagawa e la città di Ishinomaki, sorge la centrale nucleare della Tohoku Electric Power. La centrale di  Onagawa fu quella più vicina all’epicentro del sisma di magnitudo 9.0 che colpì il Giappone nord-orientale l’11 marzo 2011 e che innescò un arresto automatico dei suoi tre reattori. Lo tsunami che si verificò successivamente provocò allagamenti in alcune parti dei piani interrati dell’unità n. 2.

È di qualche giorno fa la notizia secondo la quale l’azienda elettrica giapponese ha ricevuto l’approvazione per il riavvio del reattore dell’unità 2 dello stabilimento. Il riavvio, secondo le autorità, potrà avvenire a seguito del completamento di tutte le opere di messa in sicurezza dell’impianto. Esse si stimano concluse alla fine del 2020.

Le misure di sicurezza

Durante il disastro del 2011, l’unità 2 del reattore ha subito inondazioni a causa del successivo tsunami, perdendo fino al 70% della sua capacità di resistere ai terremoti e le oscillazione dovute al terremoto hanno danneggiato quattro alimentatori esterni su cinque nell’impianto. Ma la linea di raffreddamento del reattore non ha subito danni, a differenza della situazione nell’impianto Fukushima n.1 gestito da Tokyo Electric Power Company Holdings Inc., dove si sono verificati molteplici crolli.

La Tohoku Electric prevede di spendere 340 miliardi di yen (3,1 miliardi di dollari) per le misure di sicurezza. La maggior parte della spesa servirà per la diga. Essa correrà lungo 800 metri di costa del Pacifico e si innalzerà di 29 metri sul livello del mare per proteggersi dallo tsunami fino a 23,1 metri. Il reattore n.2 di Onagawa potrebbe diventare il primo reattore ad acqua bollente (lo stesso tipo utilizzato nell’impianto n. 1 di Fukushima) a riprendere le operazioni dopo il 2011. Questo tipo di reattore utilizza acqua in ebollizione e genera quindi vapore all’interno del reattore, eliminando la necessità di avere generatori di vapore. I costi per le misure di sicurezza si prevede che aumentino ulteriormente con la costruzione di strutture da utilizzare in caso di attacco terroristico, richieste anche in base ai nuovi standard di sicurezza. Il riavvio dovrebbe consentire di risparmiare 35 miliardi di yen annui sui costi del carburante.

 

 

 

Francesca Marasciuolo

Dottoranda in Industria 4.0 al Politecnico di Bari. Mi occupo di Smart Grid, e di come si possano coniugare fonti rinnovabili, mobilità elettrica e sistema elettrico. Autrice di #EnergyCuE da Luglio 2017. Sempre curiosa di nuove soluzioni tecnologiche per la produzione sostenibile di energia elettrica, mai stanca di imparare!

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