Quando alle lontre marine in Alaska è stato diagnosticato il virus del cimurro delle focene (Phocine distemper virus, PDV) nel 2004, gli scienziati erano confusi. Infatti, l’agente patogeno del genere Morbillivirus era presente solo in Europa e sulla costa orientale del Nord America. “Non riuscivamo a capire come un virus dell’Atlantico fosse finito in queste lontre. Solitamente, il territorio dove si muovono è limitato“, afferma Tracey Goldstein, una scienziata dell’Università della California che indaga su come i virus si muovono attraverso gli ecosistemi marini.
Usando 15 anni di dati, dal 2001 al 2016, Goldstein e il suo gruppo di ricerca sono stati in grado di vedere picchi di contagio da PDV che corrispondevano alla diminuzione del ghiaccio marino artico. Questi nuovi “sentieri” marini, probabilmente, ha permesso agli animali infetti di spostarsi verso ovest, in nuovi territori dove il virus non era mai apparso prima. I risultati dello studio, pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Nature, nella sezione Scientific Reports, mostrano come i cambiamenti climatici possano aprire nuove strade per la diffusione della malattia.
Il virus del cimurro delle focene è stato scoperto per la prima volta nel 1988 nel nord Europa, dove causò la morte di circa 18.000 foche comuni. Un focolaio simile si è verificato anche nel 2002. Non è ancora chiaro da dove provenga il PDV. Ma come afferma Shawn Johnson, vicedirettore del reparto di medicina veterinaria presso il Marine Mammal Center di Sausalito, in California, è noto che il virus si diffonde abbastanza facilmente tra i mammiferi marini e può portare alla morte del 50% della popolazione. Il primo grande focolaio di PDV lungo la costa orientale degli Stati Uniti si è verificato nel 2006. Nell’ultimo anno, l”U.S. National Oceanic and Atmospheric Administration ha registrato ciò che descrivono come un numero insolitamente elevato di foche morte. I risultati dei test hanno dimostrato che PDV è il principale colpevole.
La ricerca di Goldstein aveva proprio come obiettivo quello di ricostruire quando e come il PDV si è diffuso dal nord Europa al nord del Pacifico. Goldstein e il suo team hanno raccolto e studiato campioni biologici prelevati da 2.530 esemplari vivi e 165 morti di specie che trascorrono almeno parte dell’anno sul ghiaccio artico. Hanno quindi esaminato i dati riguardanti il ghiaccio marino in un determinato periodo dell’anno, chiamato ‘estensione del ghiaccio artico’. Hanno poi dimostrato come gli anni in cui l’estensione del ghiaccio marino era bassa precedevano picchi di contagio da cimurro.
Quindi, Il ghiaccio marino apre nuove rotte migratorie per i mammiferi marini. Quindi, per loro diventa più facile passare dall’Atlantico al Pacifico attraverso il circolo polare artico. Goldstein afferma che l’ulteriore stress dovuto alla necessità di andare più lontano in cerca di cibo può indebolire il sistema immunitario degli animali, rendendoli più facili bersagli per le malattie. Poiché numerose specie marine migrano ogni anno verso l’Artico, potrebbe diventare un ‘hot-spot’ in cui la malattia può moltiplicarsi e diffondersi.
È possibile vaccinare alcuni mammiferi marini contro il PDV, ma farlo su una scala abbastanza grande da impedire la diffusione della malattia è difficile. Per esempio, l’U.S. National Oceanic and Atmospheric Administration vaccina regolarmente le foche monache hawaiane contro il PDV. Ma rimangono solo circa 1.400 individui di quella specie, che quindi potrebbe rischiare l’estinzione nel caso il virus raggiunga le coste hawaiane. Infine, Goldstein afferma che permangono molte incertezze sulla malattia e su come si evolverà mentre i cambiamenti climatici continuano a ridurre l’Artico.
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