Ambiente

Crescita verde: il problema del “disaccoppiamento”

Articolo a cura di Giovanna PALLOTTA

Sia data una funzione, f(x), di variabile indipendente x; si immagini di definire x nell’insieme “sviluppo socioeconomico”, e che il codominio della funzione sia l’insieme “impatto ambientale”.

L’esperienza insegna che, al crescere dei valori di x, e dunque al progredire del benessere socioeconomico, inevitabilmente aumentano anche i valori assunti dalla funzione. Vale a dire l’impatto ambientale delle azioni umane. La funzione, dunque, sembrerebbe essere una monotona crescente. È possibile invertire questo andamento? È possibile, in altri termini, disaccoppiare le due questioni, per fare in modo che l’una (l’impatto ambientale) non dipenda dall’altra (sviluppo socioeconomico) o che, almeno, la crescita della prima sia più lenta della seconda?

No, secondo uno studio dell’European Environmental Bureau, a patto che non si rivedano ampiamente le modalità con cui si sta cercando di perseguire la transizione energetica, strutturale e tecnologica votata al concetto di “crescita verde”.

eeb.org

I limiti della crescita verde

L’espressione “crescita verde” ben descrive la necessità di riconciliare la limitazione (ormai urgente) dell’impatto ambientale con la garanzia di crescita continuativa del benessere sociale ed economico. Lo studio dell’EEB, però, dimostra un certo scetticismo nei confronti dell’approccio che ormai, da anni, è stato perseguito dalle maggiori politiche europee e non. In primis, perché non ci sarebbe alcuna evidenza empirica della possibilità di poter operare il disaccoppiamento necessario su scala tale da evitare efficacemente il collasso ambientale. Partendo da questo presupposto, nel documento si individuano una serie di ragioni per cui crescita e sostenibilità si dimostrerebbero completamente antitetiche e, per questo, inconciliabili.

Crescita verde vs domanda energetica e problem shifting

La possibilità di perseverare nello sviluppo economico contenendo l’impatto ambientale sarebbe innanzitutto compromessa dalla continua crescita della domanda di energia, alla quale si risponderebbe con mezzi che ben poco hanno in comune con il concetto di sostenibilità. L’esempio è semplice: quando si comincia ad estrarre e sfruttare una risorsa, si preferiscono i metodi più economici; conseguentemente, a mano a mano che lo sfruttamento procede, le modalità di estrazione diventano sempre più energivore e degradanti dal punto di vista ambientale.

In secondo luogo, ci sarebbero rischi legati ai cosiddetti “effetti di rimbalzo”: il problema ambientale potrebbe semplicemente shiftare, senza essere effettivamente risolto. Si pensi all’aumento delle prestazioni energetiche delle automobili: consumi più bassi comporterebbero, implicitamente, un uso dell’autovettura più frequente che, alla fine, arriverebbe ad eguagliare, in termini di domanda energetica, quella di una macchina meno efficiente.

Transizione tecnologica insufficiente e inappropriata alla crescita verde

Alla base dell’inapplicabilità del modello di crescita verde ci sarebbero, poi, l’insufficienza e l’inappropriatezza della transizione tecnologica che si sta mettendo in atto. Le politiche applicate, infatti, risulterebbero incapaci sia di mirare ai fattori imprescindibili a garantire la sostenibilità ambientale. Sia di essere abbastanza dirompenti da sostituire tecnologie indesiderabili, per implementare il disaccoppiamento in maniera rapida ed efficace. Alla base di tale incapacità ci sarebbero la sottostima dell’impatto dei servizi (comparabile con quello dei beni di consumo) e il potenziale, ancora limitato, del riciclaggio. I processi del genere, infatti, sono ancora molto lenti ed energivori, per cui l’industria richiede ancora significative quantità di materiali vergini che, inevitabilmente, appesantiscono ulteriormente il bilancio energetico.

Una possibile conclusione

Qual è il responso dello studio? L’unica strada percorribile per evitare il collasso ambientale sarebbe quella della riduzione della produzione e del consumo dei Paesi più ricchi; le politiche più adeguate sarebbero quindi quelle di sufficienza, supportate da altre opportunamente orientate all’efficienza energetica. Apparirebbe necessario, in soldoni, spostare le priorità e l’enfasi su quelle tematiche in grado di sottolineare quanto il concetto di crescita infinita sia agli antipodi della limitatezza della biosfera.

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