New York. 1st Avenue. Il quartier generale delle Nazioni Unite ha accolto tanti, tantissimi rappresentanti delle diverse nazioni del mondo. Dalla Nuova Zelanda alla Jamaica, passando per la Francia, Repubblica Democratica del Congo, Cina e non solo. Il tema era unico e improrogabile: serve trovare soluzioni pratiche ai cambiamenti climatici. Parliamo del Climate Action Summit 2019.
Chi ha seguito la giornata, concorderà che uno dei momenti più forti sia stato in fase di apertura. Dopo i saluti iniziali del Segretario Generale delle Nazioni Unite, che ha tanto voluto questa giornata, António Guterres, è Greta Thunberg che ha invaso la scena con la sua rabbia (giustificata) e il suo urlo ormai diventato hashtag virale: #HowDareYou.
Dopo l’intensa giornata, tra gli annunci più importanti fatti durante i singoli discorsi dei capi di stato ci sono:
Non solo rappresentanti di stati. Hanno partecipato attivamente, con soluzioni ed esempi, anche aziende private quali Allianz SE, Orsted, Iberdrola, Danone, Willis Towers Watson, Signify, Engie, Dalmia, SSAB, Port of Antwerp, e Maersk. Oltre che organizzazioni non governative o finanziarie come la International Trade Union Confederation, African Development Bank, World Bank Group, Melinda and Bill Gates Foundation, Children Investment Fund Foundation, European Investment Bank, International Renewable Energy Agency, Bank of England, Clean Air Fund.
Dal sito ufficiale del Climate Action Summit è possibile approfondire quanto e come le diverse nazioni del mondo stanno affrontando il problema dei cambiamenti climatici. Nel particolare, è possibile studiare e confrontare le 22.471 azioni da parte di 14.539 attori (siano essi città, regioni, aziende private, investitori, e organizzazioni non governative), dividendoli geograficamente e per settore.
L’Italia è tra le nazioni con più attività in assoluto (4.375 totali). Di queste, però, il 95% sono iniziative di cooperazione interregionali, internazionali e tra città. La piccola parte rimanente sono, invece, 26 azioni a lungo termine (2050), 36 a medio termine (2030) e 148 a breve termine (2020). I dettagli li trovate nella mappa interattiva delle Nazioni Unite del link precedente.
Contrariamente all’Italia, nazioni come la Germania, la Nuova Zelanda o la Corea del Sud hanno puntato molto su azioni a lungo termine, come anche su interventi a medio e breve termine; meno su iniziative di cooperazione.
Non c’è tanto da commentare: tanto è stato detto, poco è stato fatto. La rotta deve cambiare assolutamente, altrimenti sarà troppo tardi.
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