In Cina l’inquinamento riduce la produzione fotovoltaica
Un team internazionale di ricercatori ha scoperto che l’inquinamento atmosferico in Cina sta riducendo drasticamente la quantità di energia generata dalle celle solari in quel paese. Nel loro articolo pubblicato sulla rivista Nature Energy , il gruppo descrive lo studio dei dati delle stazioni di osservazione solare negli ultimi decenni e ciò che hanno trovato.
Riduzione del potenziale fotovoltaico
I dati elaborati dai ricercatori sono stati presi da 119 stazioni distribuite su tutto il territorio cinese. In particolare i dati riguardano i livelli di radiazione solare, che subiscono variazioni in base alle emissioni di gas e alle condizioni di nuvolosità. Questi dati, confrontati con quelli di black carbon e anidride solforosa (SO2), hanno dimostrato come il potenziale fotovoltaico sia diminuito in media dell’11-15% nell’arco temporale 1960-2015.
Dallo studio emerge, inoltre, adottando misure contro l’inquinamento, ripristinando i livelli di qualità dell’aria del 1960, la produzione elettrica da fotovoltaico aumenterebbe del 12-13% e si ricaverebbero almeno 14 TWh di energia prodotta in più considerando la capacità installata al 2016, che diventerebbero 51-74 TWh con la capacità stimata al 2030. I benefici economici corrispondenti potrebbero ammontare a 1,9 miliardi di dollari nel 2016 e 4,6–6,7 miliardi di dollari nel 2030. La figura di seguito mostra l’incremento della produzione fotovoltaica in entrambi i casi.
La Cina e il fotovoltaico
La Cina è il maggiore consumatore mondiale di energia solare fotovoltaica, con 130 GW di capacità installata a partire dal 2017. La capacità fotovoltaica cinese dovrebbe raggiungere almeno 400 GW entro il 2030, per fornire il 10% della sua energia primaria. Nonostante ciò, la Cina risulta ancora il paese che utilizza come fonte primaria per la produzione di energia elettrica il carbone, producendola in centrali termoelettriche. Lo studio evidenzia proprio la necessità di monitorare e controllare i livelli di inquinamento, al fine di evitare l’aumento di costi legati alla riduzione di produzione di energia elettrica dagli impianti fotovoltaici, rallentando il processo di transizione verso le energie rinnovabili in atto.