Articolo a cura di Giovanna PALLOTTA
La decarbonizzazione è un rompicapo. Ciò che sembra avvantaggiarla, irrimediabilmente finisce per rallentarla su un altro fronte. Un esempio sono i sistemi di accumulo energetico. Pensati e concepiti per rispondere all’aleatorietà con cui le fonti rinnovabili si rendono disponibili, hanno implicitamente aumentato i costi di tecnologie di per sé già poco economiche.
La sfida è, dunque, cercare di ottimizzare la continuità dell’approvvigionamento energetico, limitandone le spese.
L’idea di Energy Vault sembra avere le capacità di poter coniugare entrambe le prerogative. La start-up svizzera, inserita nel portfolio di IdeaLab (specializzata nella realizzazione di tecnologie di stoccaggio dell’energia) ha proposto una delle soluzioni ad ora più accessibili ed innovative: una torre dell’energia. Il sistema si ispira al principio di funzionamento dei sistemi idroelettrici a pompaggio. Invece del salto geodetico tra due bacini idrici sfrutta, però, l’altezza della torre.
Un sistema di monitoraggio aziona una gru quando l’energia prodotta, ad esempio in un parco solare o eolico, eccede il fabbisogno. L’energia elettrica alimenta allora un motore che, sollevando dei blocchi cilindrici di cemento, li impila a formare la torre. Il dislivello creato consente di stoccare energia sotto forma di energia potenziale. All’evenienza, la costruzione viene smontata per rendere l’energia immagazzinata di nuovo disponibile all’utenza. L’abbassamento dei blocchi, infatti, conduce alla conversione dell’energia potenziale in energia meccanica, che fornita al motore (una dinamo) completa la conversione in energia elettrica.
Il sistema è modulare e flessibile, di capacità compresa tra i 10 e i 35 MWh e potenza tra i 2-5 MW. L’efficienza di conversione è maggiore rispetto a quella conseguita in un impianto idroelettrico. Il cemento, poi, si presta particolarmente bene all’accumulo di energia, avendo densità tre volte maggiore di quella dell’acqua. Questo significa che, a parità di dimensioni, l’energia “accumulata” in un blocco sarà tre volte maggiore rispetto a quella di un serbatoio idrogeologico.
La vera novità è il prezzo per kWh prodotto: 50% inferiore a quello di altre soluzioni equivalenti. Il risparmio è in parte da attribuire al costo del cemento, indubbiamente più abbordabile rispetto a tanti altri materiali utilizzati nel settore. Tra l’altro, i blocchi possono essere realizzati con materiali di scarto edile, con conseguenti vantaggi anche dal punto di vista ambientale. I benefici aumentano ulteriormente se si considera che questa applicazione non implica le criticità, talvolta anche sociali, generalmente connesse alla realizzazione e all’esercizio di un impianto idroelettrico.
Non resta che aspettare le prime applicazioni per verificare l’effettiva bontà di questo sistema, su tutti i fronti di analisi. La prima installazione è stata annunciata proprio quest’anno da Tata Power, il maggiore operatore energetico integrato dell’India, a testimonianza di come la tecnologia sia ampiamente promettente. Coniugando accessibilità economica ed elevata densità energetica, infatti, sembra poter rispondere anche alle prerogative dei paesi in via di sviluppo.
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