Erano le prime ore del 26 aprile 1986: precisamente l’1.23. Una fiammata illumina la notte della cittadina di Pryp”jat’, a 16 km da Chernobyl, Ucraina. Fuoco e fumo provengono dalla vicina centrale nucleare. Ad oggi, questo evento è ricordato come uno dei disastri nucleari peggiori di sempre. Il canale televisivo americano HBO ha ricordato questo triste incidente con una miniserie evento di cinque episodi. In onda in Italia su Sky Atlantic.
La centrale nucleare di Chernobyl (o Černobyl’) ha iniziato la sua vita nel 1978 con il reattore numero uno. Di seguito sono stati attivati i restanti tre reattori nucleari: nel 1979, 1982 e 1984. Tutti e quattro sono di tipo LWGR (o reattore nucleare refrigerato ad acqua leggera e moderato a grafite). Il modello è il famigerato RBMK-1000 con potenza nominale di 925 MW elettrici. Altri due reattori (il numero 5 e 6) dello stesso modello sono stati ordinati nel 1981, ma mai messi in funzione a causa dell’incidente che interessò il reattore quattro.
In totale, al tempo dell’incidente, la centrale produceva 3.700 MW elettrici; generando il 10% dei consumi totali ucraini. Il reattore numero 1, primo messo in funzione, è stato spento nel 1996. Il numero 2, nel 1991, a causa di un incendio che lo distrusse irrevocabilmente (repetita iuvant…). Il numero 3, nel 2000; e fu l’ultimo ad essere messo in shutdown.
A quanto si racconta, al momento dell’incidente, era in corso un test definito dal personale interno “di sicurezza”. Durante quest’ultimo, i tecnici e gli ingegneri hanno portato a un improvviso e – soprattutto – incontrollato aumento della potenza (e della temperatura) del nocciolo. Nel particolare, avvenne la scissione dell’acqua di refrigerazione in idrogeno e ossigeno ad elevatissime pressioni. Così da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Il contatto tra idrogeno da scissione, grafite incandescente presente nelle barre di controllo e aria innescò una fortissima esplosione nel reattore e, conseguentemente, un vastissimo incendio. In altre parole, l’aumento di potenza determinò la liberazione di vapore surriscaldato ad altissima pressione, lanciando in aria il disco di copertura superiore del nocciolo di oltre 1.000 tonnellate di peso. All’esplosione seguì l’incendio, terribile.
Tra le cause principali del disastro nucleare di Chernobyl si possono riconoscere difetti strutturali e di progettazione, ed errori umani dei lavoratori. Uno dei motivi più importanti è un difetto nelle barre di controllo del reattore. In aggiunta, i reattori RBMK hanno un coefficiente di vuoto positivo: il vapore, quindi, incrementa la reazione nucleare. Inoltre alcuni degli operatori disattivarono i sistemi di sicurezza del reattore, il che era proibito dai manuali operativi dell’impianto; ed estrassero completamente dal nocciolo 198 barre di controllo delle 211 presenti, lasciando così inserite solo 13 barre, quando il minimo assoluto di barre da manuale erano 15. A causa di quanto scritto, e il fatto che sia avvenuto tutti insieme, ha fatto sì che avvenisse il peggio.
Subito dopo l’esplosione e l’incendio, una nuvola di materiale radioattivo uscì dal reattore 4 per coprire le aree più vicine. Dopo insistenze e spinte politiche si decise di evacuare la zona prossima alla centrale, allontanando circa 340.000 persone. Le nubi radioattive raggiunsero comunque la vicinissima Bielorussia, l’Est Europa, la Finlandia e la Scandinavia. Ma anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera e l’Austria.
Uno dei rapporti del Chernobyl Forum ha contato 65 morti ufficiali. Di questi 28 sono pompieri che hanno cercato di domare l’incendio. 19 sono pompieri e poliziotti presenti durante i soccorsi, ma morti in seguito. 3 sono gli operatori di centrale. I casi di tumore alla tiroide, invece, sono più di 4.000. La maggior parte di questi casi è stata trattata con prognosi favorevoli, mentre i morti accertati – al 2002 – erano 15.
Difficile, invece, capire gli effetti a lungo termine delle radiazioni sulla popolazione intorno all’area nord-ucraina e sud-bielorussa. Potrebbero essere decine di migliaia, o addirittura centinaia, i casi di tumori o leucemie. Per quanto riguarda i decessi dal 1986 ad un futuro non bene identificato, i numeri sono vaghi. Si va da 4.000 decessi in totale del Chernobyl Forum ai 60.000 del Report Torch.
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