Piano energia e clima italiano tra novità e limiti
La sera dell’8 gennaio 2019 il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha pubblicato su Facebook delle info-grafiche con gli obiettivi principali dell’Italia nel contesto del piano Energia e Clima europeo.
“Energia e Clima? Si volta pagina con impegni concreti e vincolanti.” Così scrive il ministro Costa. In condivisione con il Ministero dello Sviluppo Economico (Luigi Di Maio) e con il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (Danilo Toninelli) si sono definite le linee guida e i target fondamentali del piano con temi principali energia e clima da qui al 2030.
In particolare:
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al massimo entro il 2025 si spegneranno le centrali a carbone italiane. Al momento sono operative un totale di 12 centrali a carbone in Italia, la maggior parte di proprietà di Enel S.p.A. La capacità totale corrisponde a circa 8.500 MW. La centrale più grande è quella di Brindisi Sud, con quattro unità produttive da 660 MW ciascuna. Bisognerà quindi trovare un’alternativa a questa capacità, alternativa che quasi sicuramente, nel breve termine, significherà gas naturale.
- le rinnovabili dovranno coprire il 30% delle energie entro il 2030. Se il Ministro intende il 30% della produzione elettrica, allora l’Italia è già oltre (siamo al 35,4% di energia rinnovabile rispetto alla domanda elettrica). Se, invece, il Ministro intende il 30% delle “energie totali” (quindi presumibilmente i consumi totali), allora la questione sarà più difficile. Al 2016, infatti, in Italia abbiamo appena superato il 17% e la situazione in questi ultimi due anni non è cambiata molto.
- riduzione dei consumi energetici nel 2030 del 43%. Questo target ha fatto abbastanza discutere, anche sulla nostra pagina Facebook. La riduzione dei consumi così come pensata nel piano Energia e Clima, sia italiano che europeo, è calcolata con il modello PRIMES 2007, e non con i successivi modelli PRIMES 2009, 2013, né tanto meno il 2016. Così facendo le politiche energetiche del piano Energia e Clima sono molto meno ambiziose di quello che sembrano. Andando a scavare ci si rende conto che il 43% in meno nel modello PRIMES 2007, significa più o meno una riduzione del 7% usando il più aggiornato modello PRIMES 2016.
- si prevede la valutazione ambientale strategica (VAS) attraverso cui con “processi partecipati e dal basso verrà valutato l’impatto ambientale del Piano”.
Il Ministro Costa parla di “rivoluzione copernicana“, tuttavia sembra più che altro una continuazione fisiologica dei target previsti dalla SEN2017, oltre che degli obiettivi e delle politiche energetiche europee. Benino così. Ma si potrebbe osare di più.