Abolizione Ora Legale: Parlamento EU lancia il Referendum
Articolo a cura di Marco Roncelli
La buona abitudine di modificare l’orario due volte all’anno è stata sviluppata a partire da un’idea di Benjamin Franklin, che però non fu mai adottata. Egli infatti propose, già prima del 1800, di modificare l’orario di risveglio dei cittadini al fine di risparmiare sul consumo di candele. Per vedere applicata questa idea, seppur in una forma diversa ossia per mezzo della modifica reale dell’orario, bisognerà attendere gli anni della Grande Guerra.
Per sapere comune, è noto che l’adozione dell’ ora legale ha ancora oggi l’obiettivo di risparmiare energia che, pur non essendo un bene particolarmente scarso e costoso, viene prodotta prevalentemente utilizzando fonti non rinnovabili. Allo stesso tempo il sistema energetico, nonché le nostre abitudini, sono variati notevolmente nel tempo. Recentemente il Parlamento Europeo ha quindi lanciato un referendum popolare non vincolante per l’abolizione dell’ ora legale. La questione ha carattere europeo in quanto, per via di una direttiva la decisione deve necessariamente riguardare tutti gli Stati membri, per ragioni economiche.
Ci chiediamo: ha ancora senso mantenere oggi l’ ora legale? Cerchiamo di approfondire la questione introducendo gli aspetti principali inerenti il settore dell’energia, fermo restando che le due linee di pensiero che animano il dibattito tengono conto (giustamente) anche di una serie di altre questioni, alcune molto curiose, come il possibile calo di rapine (3% in Italia, stima del Ministero degli Interni, 6% la stima negli USA) o l’aumento del fatturato dei supermarket con l’adozione dell’ ora legale, altre molto più conosciute come un periodo di adattamento caratterizzato da malessere psico-fisico. Utilizzando prevalentemente dispositivi elettronici, molti dei quali modificano automaticamente l’orario, hanno ormai poco impatto disguidi dovuti a dimenticanze o errori (volevate dormire un’ora in più al posto di una in meno, eh?).
Alla base del cambio d’orario c’è una osservazione elementare: per risparmiare energia le nostre attività dovrebbero essere quanto più “sincronizzate” con la presenza del Sole. Si intuisce dunque che la soluzione ottimale sarebbe quella di svegliarsi e coricarsi ogni giorno ad orari leggermente diversi, come si faceva una volta; tale soluzione non è però applicabile in una società dove molte delle nostre azioni sono programmate, cioè ad orario fisso. Dal punto di vista teorico, non è difficile comprendere i benefici di questa abitudine in termini di minor consumo. Tra i sostenitori dell’abolizione, una delle tesi principali è che le nostre abitudini sono profondamente cambiate: i consumi di diversi elettrodomestici sono oggi più distribuiti lungo la giornata e, grazie all’efficienza energetica, si sono sensibilmente contratti. Basti pensare all’illuminazione: le lampadine a basso consumo consentono un risparmio anche superiore all’80%. Questa considerazione, anche se ragionevole, è però poco significativa se presa singolarmente. Per una valutazione più ampia vanno affiancati altri importanti concetti, come l’evoluzione del consumo pro-capite di energia elettrica, il mix energetico, le capacità di accumulo e la dipendenza dall’ estero del di un certo Paese solo per citarne alcuni. I risultati di una analisi completa, dal punto di vista energetico ed ambientale, possono quindi essere profondamente diversi se viene presa in considerazione la Svezia o la Norvegia piuttosto che la Polonia. Le prime due sono caratterizzate da un uso massiccio di nucleare e/o idroelettrico (quindi un sistema flessibile e di basso impatto) e penetrazione elettrica significativa a causa della buona diffusione di pompe di calore e auto elettriche. La Polonia si basa per quasi il 90% su centrali a vapore a carbone, quindi un risparmio energetico ha benefici ambientali per singolo kWh più significativi.
Fermo restando che nulla vieta di rimuovere quest’abitudine e di reinserirla in futuro, interessanti considerazioni possono essere fatte riguardo uno scenario 2030, dove maggiori target sulla copertura da FER ed efficienza energetica potranno cambiare nuovamente le carte in tavola, anche in funzione di diffusione, flessibilità e rendimento dei sistemi d’accumulo.
Si comprende dunque che considerare il consumo delle lampadine fornisce solo un facile esempio per spiegare il principio su cui si basa questa abitudine, senza essere esaustivi.
Possiamo di seguito osservare alcuni dati forniti da Terna per il nostro Bel Paese, la quale non nega che i benefici dell’adozione dell’ ora legale sono oggi in diminuzione. Tra le cause più realistiche c’è la diffusione dei sistemi di condizionamento: essere svegli per un periodo meglio esposto alla luce solare modifica le nostre abitudini e comodità climatiche, causando un incremento dei consumi. In Italia il condizionatore non è ancora un sistema particolarmente diffuso (13% delle abitazioni in media, oltre il 30% nel sud), ma potrebbe presto esserlo.
Dal 2004 al 2017 si parla di oltre 6 miliardi di kWh (6000 GWh) risparmiati, su un consumo complessivo di 334 mila GWh. Sebbene Terna non fornisca il metodo utilizzato per la stima del risparmio energetico conseguito, possiamo osservare le curve di potenza a cavallo del 25 marzo 2018 e prenderne in considerazione l’integrale, ossia l’energia richiesta.
Escludendo i due giorni di transitorio evidenziati in giallo, dove abbiamo due giornate festive ed oltretutto una è composta da 23 ore, osserviamo come il risparmio si aggiri molto indicativamente sui 50-60 GWh al giorno. I periodi a cavallo dei cambi d’ora sono quelli che incidono maggiormente sul risparmio: fosse sempre così risparmieremmo oltre 12000 GWh nei 7 mesi di ora legale, quasi il 4% della domanda annua. L’esperienza dei dati Terna mostra come il risparmio reale si ottenga calcolando il 5% di tale valore, ossia 600 GWh; ciò corrisponde ad un risparmio pari a circa lo 0,15%-0,20% della domanda annua.
I risvolti negativi non mancano, il risparmio di energia è enorme in termini assoluti, ma piuttosto limitato se rapportato ai consumi complessivi. Inoltre, quantomeno in Italia, i benefici sono in calo e Terna non specifica i dettagli con cui il risparmio energetico viene calcolato. Che fare dunque con questa ora legale?