Il Motore a Batteri Alimentato dalla Luce Solare
Articolo a cura di Matteo Pampagnin
Fin dagli arbori, l’uomo ha utilizzato il movimento degli animali per avere “energia” o per svolgere mansioni che richiedono una grande forza e resistenza,basti pensare all’utilizzo dei cavalli per lavorare le terre e all’utilizzo dell’asino per trasportare grandi carichi o far muovere le macine dei mulini.
L’uomo continua a fare questo anche nel ventunesimo secolo,utilizzando però qualcosa che al solo sentire ci fa rabbrividire: i batteri.
L’idea di un motore a batteri è diventata un campo di ricerca intensa dal 2006,quando se ne è dimostrata la fattibilità in Giappone.
A fare diventare realtà e a dare uno “sprint” nella ricerca di questa idea è stato un team tutto italiano,formato dall’Università La Sapienza di Roma e dall’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (INFM-CNR).
Ma da cosa è costituito il motore a batteri?
- Rotelline dentate in plastica a otto punte di lunghezza diversa ma orientate nella stessa direzione e disposte in modo asimmetrico tra loro (innovazione made in Italy rispetto all’idea originale).
- Soluzione popolata di batteri della specie dell’escherichia coli.
Il movimento del rotore,formato da queste rotelline,è dato dal moto caotico dell’escherichia coli che impattando su di esso lo fa girare.
Ma perché proprio i batteri dell’escherichia coli?
- Sono innocui.
- Si maneggiano facilmente.
- Auto propellente.
L’escherichia coli si muove attraverso piccoli filamenti elicoidali,flagelli,che danno a questo batterio una grande velocità.
Essa è cosi un potentissimo “motore” alimentato dal flusso di cariche elettriche,che si trovano sulla membrana che circonda il nucleo del batterio.
Ora vediamo la parte che riguarda l’alimentazione solare.
Nel 2000 è stata scoperta la proterodopsina, una proteina in grado attraverso l’esposizione solare o comunque luminosa di “pompare” elettroni.
La geniale idea del team italiano è stata quella di inserire questa “pompa” nella membrana dell’escherichia coli facendola diventare un “veicolo a energia solare”.
In un futuro prossimo si pensa di usare questo motore per alimentare una serie di apparecchi microscopici,come impianti micromedicali o nanodispositivi.