Articolo a cura di Andrea Noli
Come dice il nome, gli acquisti pubblici verdi, sono l’integrazione di tematiche ambientali nelle pratiche riguardanti gli acquisti della Pubblica amministrazione. Seguendo la definizione della U.S. EPA 1995, gli acquisti pubblici verdi servono ottenere “quei prodotti e servizi che hanno un minore, oppure un ridotto, effetto sulla salute umana e sull’ambiente rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allo stesso scopo”.
La spesa pubblica dei Paesi membri, costituisce circa il 16% del PIL dell’Unione Europea, per cui un cambiamento di rotta verso un’ideologia più eco-solidale può avere un impatto significativo. Questo costituisce l’idea base degli acquisti pubblici verdi, ovvero che utilizzando il potere di acquisto verso beni e servizi che rispettano l’ambiente, è possibile:
Tutta la struttura degli acquisti pubblici verdi si basa tre pilastri fondamentali.
Il primo è l’obbligo di previsione ei bandi di gara dei c.d. “Criteri Ambientali minimi” (CAM).
Per capirlo si può immaginare agli acquisti pubblici verdi, come a una Facoltà a numero chiuso. I CAM sono il “test” a cui ogni acquisto verde deve sottoporsi prima di venire ultimato. Ogni bene o servizio deve rispondere a determinate caratteristiche “ambientali” per poter essere acquistato dalla Pubblica amministrazione.
Il secondo pilastro riguarda l’analisi del ciclo di vista dei beni e/o servizi offerti, per la valutazione dei costi. A proposito di questo, per quanto riguarda gli acquisti pubblici verdi, l’art. 34 del “Codice degli appalti” prevede che i CAM siano tenuti in considerazione anche ai fini della stesura dei documenti di gara per l’applicazione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, dando seguito alla raccomandazione, già contenuta nella premessa dei CAM stessi, di inserire nei bandi di gara anche i criteri premianti ivi contenuti.
Il terzo pilastro riguarda le certificazioni di qualità in materia ambientale. Le certificazioni ambientali si occupano di elaborare e promuovere progetti, attività divulgative e di supporto per la diffusione e l’implementazione di strumenti volontari per lo sviluppo sostenibile. Esse sono prevalentemente di tipo volontario e documentano quanto il processo produttivo sia compatibile con le necessità dell’ambiente.
Salvaguardare l’ambiente può essere un incentivo per molti ma non per tutti. Tuttavia il possesso di certificazioni ambientali, permette di ottenere anche dei vantaggi dal punto di vista meramente economico. Per tutte le imprese che si dotino volontariamente di certificazioni come l’Ecolabel (che certifica i prodotti e servizi in base al loro impatto ambientale) o l’ISO 14001 sono previsti punti extra nella graduatorie degli appalti e una riduzione delle garanzie finanziarie richieste, da prestare per lo svolgimento di determinato appalti pubblici.
Con il Decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 “Codice dei contratti pubblici” l’Italia ha provveduto a dotarsi di misure ancora più rigide, rispetto a quelle comunitarie, in tema di controllo della compatibilità dei beni e servizi acquistati dalla Pubblica Amministrazione. Così facendo, l’Italia è diventata il primo Paese ad imporre l’obbligo di applicazione dei principi degli acquisti verdi alle stazioni appaltanti (partendo dalla Consip). Questo dovrebbe facilitare il passaggio ad un’economia più sostenibile e meno impattante sull’ambiente.
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