Uno dei temi più caldi nell’ambito dello sviluppo e della pianificazione urbana è quello delle Smart Cities. Ma sappiamo davvero di che si tratta? Per rispondere a questa domanda, abbiamo incontrato il prof. Silvano Vergura, docente di Elettrotecnica presso il Politecnico di Bari. Il prof. Vergura (di cui vi abbiamo già parlato qui) è infatti l’autore del libro “Da smart city a smart community. Opportunità e rischi per la Capitanata”.
In questo saggio divulgativo, l’obiettivo è quello di introdurre i “non addetti ai lavori” al nuovo orizzonte “smart”. Analizziamo quindi le caratteristiche delle città Smart e gli esempi esistenti vicino a noi.
Io condivido una definizione che individua i sei assi portanti della smart city. Una città può definirsi Smart City se contempla queste sei attività:
Solitamente, invece, viene focalizzata l’attenzione sull’infrastruttura informatica ICT, come se questa fosse sufficiente per definire “smart” una città.
Il primo punto di partenza per la nascita delle smart city è la comunicazione “Smart cities and communities – European Innovation Partnership” del 10/7/2012 della Commissione Europea in cui si afferma che il principale obiettivo di questa strategia è l’uscita dalla crisi economica e finanziaria. Per essa risulta essere indispensabile l’innovazione di prodotti e di servizi ai cittadini. In tal modo, si aumenta la competitività delle aziende e si creano nuovi posti di lavoro. Tra gli altri obiettivi della comunicazione vi sono anche l’attivazione di misure contro i cambiamenti climatici e a favore dell’efficienza energetica.
Da questi temi prende spunto una serie di progetti avviati a livello europeo e consultabili su vari siti come smartcities.eu. Il quadro della situazione italiana in ambito smart city è presente sul sito agendaurbana.it dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). A marzo 2017, erano 3,7 i miliardi di euro investiti in progetti smart e 158 i comuni partecipanti per un totale di 15 milioni di cittadini coinvolti, circa il 25 % dei cittadini italiani.
La cosa fondamentale è che le persone intelligenti rendono tali le città e non vale il viceversa.
Per permettere lo sviluppo del concetto di Smart Cities, inoltre, si dovrebbe sostituire il concetto di cittadino inteso come residente con il concetto di city user. Utente della città non è solo il residente ma anche il pendolare, il turista, il viagiatore per affari. Tutti questi soggetti devono poter usufruire dei servizi messi a disposizione da una Smart City.
Nel mio libro ho rielaborato una tabella presa da uno studio dell’ANCI del 2013 (pag.82-83 del documento) in cui sono riportati gli ambiti di interesse per la crescita di una Smart City (mobilità sostenibile, ICT, ecc) e le varie tipologie di finanziamenti presenti (Horizon 2020, Fondo FESR, JEREMIE, JESSICA, ecc). Ciascuno di questi finanziamenti è adatto per alcuni ambiti così come uno stesso ambito può essere finanziato da più fondi. Si tratta, quindi, di uno specchio riassuntivo per capire quali siano gli strumenti appropriati in funzione del settore di interesse.
Assolutamente sì. Molti dei progetti sviluppati in Italia riguardano la mobilità. Questo si è verificato poiché nel momento in cui nel 2012 iniziarono i finanziamenti, vi erano già degli studi in corso sulla mobilità sostenibile. Gli ambiti di intervento sono tantissimi: da finanziamenti legati alle tecnologie della mobilità (es. colonnine ricarica e batterie per auto elettriche, ecc.) fino allo sviluppo delle infrastrutture informatiche a supporto della mobilità sostenibile. Ad esempio, basti pensare alla possibilità di tracciare il percorso degli autobus per il trasporto pubblico o di pagare tramite smartphone la sosta dell’auto, servizio, questo, già attivo in alcune zone di Roma.
Un settore che vedrà un forte sviluppo nel futuro è quello sanitario (Health). Infatti, iniziano ad essere implementate una serie di procedure per facilitare al cittadino le connessioni con le strutture sanitarie. Ad esempio, la Puglia è stata una della prime regione in Italia ad avviare dal 2016 il Fascicolo Sanitario Elettronico. In questo portale ogni cittadino può registrarsi con la propria identità digitale ed avere accesso ad una serie di informazioni personali (cartelle ospedaliere, storia clinica, ecc.). Da qualche mese è anche disponibile l’app Puglia Salute, con la quale si può anche dare il consenso alla visualizzazione di dati personali sanitari ad alcuni operatori, come medico personale, guardia medica o pronto soccorso.
Vi sono anche tanti progetti legati all’efficienza energetica. Ad esempio, la sostituzione della pubblica illuminazione attuale con lampade a LED o la sostituzione di infissi di edifici pubblici per ridurre la quantità di combustibile impiegato per il condizionamento degli ambienti. Ulteriori progetti sono legati ai servizi ausiliari per energie rinnovabili basati su ICT, come ad esempio i sistemi di monitoraggio.
Nell’asse Smart Environment rientrano tutte le questioni ambientali riguardanti il suolo, il sottosuolo, l’aria e l’acqua. Che si tratti di interventi per la raccolta differenziata, la sostituzione del parco auto a gasolio con parco auto elettriche per ridurre le emissioni, la produzione di manufatti senza sversamenti nocivi in acqua o il monitoraggio della qualità di aria e acqua… tutto rientra nel macro settore dello Smart Environment. Lo stesso discorso riguarda la Smart Economy. Si parla di Industria 4.0 e di start up innovative, ma anche di protocolli di Agricoltura 2.0. Quest’ultima è un’iniziativa del Ministero dell’Agricoltura che riguarda finanziamenti atti alla dematerializzazione delle procedure riguardanti le aziende agricole.
Poi c’è l’intero capitolo di Smart Governance, che riguarda l’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni con annessi i servizi al cittadino, al fine di aumentare la trasparenza amministrativa, snellire le procedure burocratiche; ridurre drasticamente i tempi e le code presso gli uffici, grazie alle nuove tecnologie.
Nella seconda parte dell’intervista vedremo esempi concreti di Smart Cities in Italia…
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