Siamo in emergenza e nessuno – o quasi – se ne preoccupa.
A fronte di un numero massimo di 35 giorni all’anno previsti dalla legge (Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n.155) con concentrazioni superiori ai 50 microgrammi al metro cubo di polveri sottili, molte città italiane si attestano ben al di sopra. Tra queste Torino ha la peggio con 86 giorni (quindi quasi tre volte il limite), Frosinone 85, Milano e Venezia sui 73, Vicenza sui 71, Padova e Treviso sui 68. Tuttavia la classifica prosegue fino a raggiungere un totale di 32 città in allarme smog. [DATI DI LEGAMBIENTE]
Il problema è antico. Non è un caso, però, che la stragrande maggioranza delle città meno salubri siano in pianura padana, lontane dai venti e circondate da montagne che ne limitano il ricambio di aria (Torino ne è esempio emblematico). Tuttavia le soluzioni sarebbero tantissime, nessuno, però, ha il coraggio di osare una politica ambientale dura.
D’altronde chi rinuncerebbe al lusso (e alla comodità) dell’auto se possiamo permettercela?
Si rinuncia all’auto se la città ci da un alternativa valida. Per validità intendo un sistema di trasporti pubblico capillare, puntuale e confortevole oltre che una spinta a trasporti alternativi ma altrettanto sostenibili. Questi ultimi raccolgono al loro interno non solo piste ciclabili su cui utilizzare sia biciclette private che in bike-sharing, ma anche sistemi di trasporto come car-sharing – sempre più utilizzato – meglio ancora se elettrico. Il primo aspetto, comunque, rimane più importante. Non solo perché i trasporti pubblici sono utilizzati costantemente durante l’anno – le biciclette, invece, in inverno sono per lo più ferme – ma anche perché sono utilizzati da un numero di utenti maggiore. L’infrastruttura trasporto, quindi, deve essere capillare – perché un cliente vuole raggiungere idealmente tutti i punti di una città, puntuale – perché le lunghe attese alle fermate creano caos (sia in termini di traffico di mezzi sia in termini di numero utenti nei mezzi stessi) oltre che malumore negli utenti, confortevole – perché un utente usa un mezzo se lo reputa pulito, caldo d’inverno (o condizionato d’estate).
Quindi l’idea di risolvere il problema smog nelle città semplicemente chiudendo il traffico un giorno (o due o tre) non funziona. E’ una mossa politica senza effetti reali sulla salubrità dell’aria che respiriamo. L’unica soluzione è disincentivare l’uso dell’auto. Si disincentiva l’uso dell’auto creando un’alternativa più economica e funzionale. L’alternativa è (come ho scritto) un sistema di trasporto pubblico valido più una rete funzionante di mezzi di trasporto in sharing – che siano essi biciclette, auto diesel, auto elettriche o ciclomotori.
Io mi sono concentrato sulla parte Trasporto, tuttavia le emissioni inquinanti del contesto città dipendono anche da altri fattori, uno fra tutti il riscaldamento degli edifici. Legambiente propone 10 soluzioni per combattere lo smog nell’articolo sopra citato. Vediamole insieme:
Se volete scoprire di più sulle alternative proposte da Legambiente vi rimando al loro LINK.
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