<< Innanzitutto farò di tutto perché non vengano più installate quelle terribili pale eoliche che tanto rovinano il paesaggio. Dovranno passare sopra di me per installarne di altre. Chi ne vorrà di altre cominci a pensare di infilarsele in quel posto… Mi sembra che adesso la cosa fondamentale sia restituire a Salemi la dignità della sua storia, della sua civiltà, della sua economia. Fatico a capire quei cittadini, che certamente non mancherò di rappresentare, che non mi hanno votato, preferendo la penombra, il silenzio, l’oblio, rimanere fuori dal mondo>>. Così parlava Vittorio Sgarbi appena insediato come sindaco di Salemi, nella provincia di Trapani, nel lontano Giugno 2008.
La sua idea, però, non è cambiata. Il critico d’arte (perché il suo lavoro è questo) scrive, ad anni di distanza, un articolo intitolato Le pale eoliche sono l’Isis, la Basilicata la nostra Palmira pubblicato su Il Giornale il 27/08/2015. Eccone una parte:
<< E quando vandali su vandali bruciano i boschi, eccoli non trovare più alberi, ma incendiare pale, il cui fusto è nero. E nero resterà fino a quando una mano pietosa tenterà di svellere quei giganteschi chiodi che hanno crocifisso i colli, stuprandoli e riempiendoli di cemento armato fino al midollo.
Intorno la vegetazione è scomparsa, gli uccelli volano altrove, ma i nostri occhi contemplano l’orrore dove fino a qualche anno fa c’era la curva di dolci colline. E qualcuno avrà detto: «Ma non sono luoghi importanti, non ci sono monumenti significativi» (e non è vero). Una ragione in più per lasciare integro un paesaggio e conservargli la bellezza del suo essere remoto, lontano, una meraviglia da scoprire. Nessun paesaggio è meno importante di un altro, in Italia. E sembra assai singolare che le stesse autorità che hanno assistito imprudenti e complici, magari magnificando l’energia pulita, a danno di una purissima bellezza, siano oggi, con le stesse espressioni, a celebrare la romantica difesa di paesi abbandonati, di borghi dimenticati, in alcune giornate disperatamente dedicate alla memoria di un uomo giusto che oggi sarebbe furibondo e che non aveva previsto, tra i vari aspetti positivi un riscatto del meridione e della Basilicata attraverso la cultura.
E mentre noi ci difendiamo in trincea, ad Aliano, ovunque sono disseminate mine e lanciate bombe, esattamente come a Palmira con le mostruose pale eoliche e gli immondi pannelli fotovoltaici >>
In questo VIDEO Sgarbi invita, ancora, il Governatore della Sicilia – Crocetta – ad essere coerente con se stesso e ribadisce il suo più forte “Basta con l’eolico“.
Da ingegnere energetico che ha studiato l’argomento eolico e che ci lavora ogni giorno, ho deciso di scrivere del perché la tecnologia in questione non è poi così male. Ecco alcuni tra i motivi (ne ho scelti DIECI) per cui si possa ritenere la tecnologia eolica migliore di quello che Sgarbi grida:
1 Energia eolica significa energia pulita (forse Sgarbi lo dimentica).
2 Energia eolica significa energia inesauribile (forse Sgarbi non ci ha mai pensato).
3 Energia eolica, se ben pensata, è una tra le fonti rinnovabili più costanti. Naturalmente si parla di turbine eoliche ben posizionate in luoghi a ventosità costante (o quasi).
4 Eolico non significa solo enormi pale da 3 MW (alte più di 120 m) ma esiste tutto un mercato di mini eolico che cresce e crescerà sempre più e che dovrebbe essere conosciuto dalle utenze residenziali. Avere un’antenna sul tetto va bene ma una pala verticale alta un metro e mezzo no?
5 Le turbine eoliche, checché se ne dica, sono facili da smantellare (certamente più facili del fotovoltaico).
6 L’eolico, in Italia, produce tanta energia quanta ne produrrebbero 22 centrali medio/grandi a gas naturale o carbone (parliamo di una potenza di circa 8.7 GW installata al 2014).
7 L’eolico ha una tra le densità di potenza prodotta (parliamo di MW a m2) più alta tra le tecnologie rinnovabili esistenti.
8 L’eolico, come ogni altra innovazione, si evolve. Già al momento ci sono decine e decine di differenti turbine eoliche per forma, potenza, grandezza e gusti estetici. Uno degli esempi è la turbina verticale senza pale che ridurrebbe a zero l’impatto sull’avifauna.
9 La manutenzione delle turbine eoliche è meno onerosa rispetto ad altre tecnologie.
10 A parte l’impatto visivo – opinabile (per esempio la foto di copertina dell’articolo con Orvieto in primo piano e una serie di pale eoliche sullo sfondo), l’impatto acustico (risolvibile facilmente con silenziatori) e l’impatto sull’avifauna (anch’esso risolvibile) non vi sono controindicazioni tecniche ed ambientali derivanti dall’installazione di turbine eoliche.
Al momento, tuttavia, in Italia si sente la mancanza di una legge chiara sull’argomento off-shore. L’Italia avrebbe una grande potenzialità in off-shore (già sento le grida di Sgarbi in lontananza) che non è sfruttata per pigrizia burocratica e perché non esiste una normativa specifica. Al momento, però, ci sono decine di progetti bloccati tra ministero dei beni culturali, regioni e comuni.
Concludo l’articolo affermando che le opinioni vanno sempre rispettate, da qualsiasi parte ideologica esse provengano. Purtroppo, però, in Italia (soprattutto, ma anche altrove) abbiamo un problema. Parliamo troppo. E, soprattutto, parliamo di cose che non conosciamo. Potrà capitare, in futuro, che io (triste ingegnere) possa parlare de Il Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini con amici. Questo non implica assolutamente e non mi da il diritto di parlarne in pubblico. Perché? Perché sono ignorante in materia. Rivendico, quindi, il diritto dell’essere umano di parlare di ciò che conosce. E, soprattutto, rivendico il dovere dei personaggi pubblici di parlare pubblicamente di ciò che si conosce, e si conosce bene. Si tratta di Civiltà.
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