Fotovoltaico Offshore – Non si Vede ma Produce

Vienna, Austria. Nel 2010 il Professor Markus Haider e il Dottor Roland Eisl hanno iniziato a sviluppare una loro personale idea nel campo delle energie rinnovabili. Se, da un lato, la multinazionale Statoil investe in Eolico Offshore Galleggiante (ne parlo in un altro Articolo), dall’altro, la nuova startup austriaca – HELIOFLOAT – investe e sviluppa il Fotovoltaico Offshore Galleggiante.

Si tratta quindi di una tecnologia che permetterà di creare impianti, anche di grandi dimensioni – parliamo di MW – che, stando agli inventori, hanno forti potenzialità, soprattutto ambientali. Tra i vari vantaggi che troverete sul sito (se interessati) cito soltanto che questa tecnologia potrebbe:

  • proteggere il paesaggio, non quello marino (per ovvi motivi);
  • liberare terreni altrimenti utilizzabili in altro modo (coltivabili o edificabili). E qui aprirei una piccola parentesi [in Puglia (come in altre regioni italiane) alcuni agricoltori hanno dato in cessione i loro terreni a compagnie private in campo del fotovoltaico invece che coltivare, perché i guadagni erano molto più elevati. Da una parte, quindi, i contadini sono contenti, perché più ricchi, dall’altra, però, si distrugge il settore agricolo che potrebbe essere eccellenza in Italia].
  • Avere a disposizione in loco grandissima quantità di acqua per il raffreddamento dei moduli fotovoltaici, che non è affatto un dettaglio da sottovalutare. Chi è del settore sa benissimo che un modulo fotovoltaico ha efficienza più elevata in primavera che in estate. Perché? Perché all’aumentare della temperatura l’efficienza delle celle diminuisce. Tuttavia all’aumentare della temperatura la producibilità aumenta (perché alta temperatura – solitamente – significa anche tanto sole). Immaginate adesso HELIOFOAT in mare: controllo automatico del circolo dell’acqua in funzione della temperatura dei moduli. Si potrebbe raggiungere un’efficienza ottimale anche a temperature ambientali alte/altissime e, di conseguenza, si produrrebbe molta più energia.
heliofloat.com

Pensando al progetto, però, il dubbio più grande, come nel caso dell’eolico, è la stabilità. Naturalmente nessuno vuole investire soldi in costosi moduli fotovoltaici che, a causa di temporali e onde, rischiano di danneggiarsi o finire addirittura sul fondo dell’oceano. Tuttavia Haider e il suo team hanno sviluppato una piattaforma che si mantiene stabile anche in condizioni di mare mosso grazie soprattutto alle sue innovative unità di galleggiamento. Il sistema è basato su una membrana flessibile e dei cuscinetti di elio che riescono ad ammortizzare in modo ottimale gli urti delle onde. Secondo il gruppo di ricerca è già possibile installare un impianto fotovoltaico grande come un campo da calcio o anche più grande sena ripercussioni sulla struttura dovute al moto ondoso. Inoltre lo stesso si adatta benissimo ad altre applicazioni, quali, per esempio, impianti di desalinizzazione, acquaculture o residenze galleggianti.

Il programma di ricerca e sviluppo è stato interamente finanziato dal Ministero di Economia, Famiglia e Gioventù Austriaco e dall’Università Tecnica di Vienna (TU Wien), mentre l’attuale compagnia, da cui prende il nome il prodotto, è nata nel 2014. Una versione del prototipo è stata già presentata quest’anno a una recente fiera industriale internazionale ad Hannover per cercare investitori che siano interessati alla realizzazione di un progetto pilota. Stiamo a vedere!

Lorenzo Rubino

Laureato magistrale a 24 anni in ingegneria energetica al PoliTO. Esperto in efficienza energetica industriale, commerciale, residenziale. Progettista tecnico di impianti rinnovabili e tradizionali. Responsabile di #EnergyCuE da marzo 2015. Appassionato di nuove tecnologie e policy, soprattutto se finalizzate alla sostenibilità della produzione di energia. Mi sento curioso, riflessivo ma anche spontaneo, diretto e pragmatico, da buon ingegnere!

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