Norvegia. Uno dei più grandi produttori di petrolio al mondo ma, anche, uno dei paesi meno consumatore di petrolio. La politica energetica norvegese si può riassumere così. Vendono il petrolio territoriale ad altre nazioni e, con i guadagni, investono in tecnologie nuove, smart, efficienti e rinnovabili. L’esperienza che vi sto per raccontare della Statoil ne è un esempio. La multinazionale norvegese, anni fa, ha investito nel più grande impianto eolico offshore galleggiante – Hywind. Ora, nel 2016, hanno appena messo in funzione il progetto pilota.
L’impianto in questione consiste in 30 MW totali, divisi in 5 turbine galleggianti da 6 MW operanti offshore. Gli obiettivi principali del parco pilota sono dimostrare l’economicità dell’opera e il rischio minimo di impianti medio/grandi. La tecnologia è stata precedentemente testata, con ottimi risultati, in un progetto dimostrativo al largo delle coste norvegesi. L’eolico galleggiante rappresenta una nuova e significativa risorsa rinnovabile che andrà a completare quella che è la rete rinnovabile nella regione scozzese, dove il progetto è stato avviato.
Hywind consiste in una semplice turbine eolica messa su un cilindro zavorrato di acciaio. La tecnologia è stata concettualizzata nel 2001, un modello in scala è stato usato e testato nel 2005 e la prima turbina galleggiante al mondo è stata installata con il progetto Hywind Demo nel 2009. Hywind è indipendente dal tipo di turbina usata e, in linea di principio, qualsiasi generatore di turbine offshore può essere utilizzato a patto che il peso di navicella e rotore rientri nei canoni della stabilità marina. Il controller specifico Hywind di beccheggio è integrato con il sistema di controllo della turbina e modera il movimento della struttura. Grazie a questo, inoltre, sono eliminate le perdite di energia dovute a movimenti aerodinamici e idrodinamici e è massimizzata la capacità di potenza della turbina stessa. La struttura è zavorrata e stabilizzata oltre che essere ancorata al fondale marino, come mostra la figura. Il sistema di stabilità della struttura consiste in tre line attaccate alle ancore sul fondale.
Piccolo grande orgoglio italiano. La Saipem (Eni) sta installando il parco eolico pilota. L’Italia, quindi, è entrata nel progetto. Grazie alla Saipem 7000, infatti, è stato possibile installare queste enormi strutture. Con la sua torre J-lay, capacità di posizionamento dinamica e sistema veloce di zavorra, la Saipem 7000 è stata sempre capace di affrontare i più grandi progetti mondiali di installazione offshore, posizionando tubazioni a profondità superiori ai 2 km e eseguendo operazioni di sollevamento e posizionamento fino alle 14.000 tonnellate.
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