L’incidente verificatosi l’11 Marzo 2011 alla centrale nucleare di Fukushima ha segnato la consacrazione di una forma di scetticismo nei confronti dell’energia nucleare. Lo sconforto nella popolazione del globo ormai è in crescendo, gli operai nucleari sono sempre più preoccupati per la loro salute, addirittura, c’è chi inneggia ad un “proletariato radioattivo” e i rifiuti nucleari divengono un “peso”. Occorre dunque una rivoluzione che sia in grado di mettere d’accordo tutti.
Una risposta decisa è arrivata da parte del GIF (Generation IV International Forum), dove sono state lanciate le fondamenta per la nuova generazione di reattori nucleari a fissione: i Reattori di IV Generazione che hanno come obiettivo principale la sicurezza nucleare (già presente nei reattori di III generazione) e la riduzione di rifiuti nucleari, con lo scopo di mantenere sempre alto il rendimento del reattore , di minimizzare i costi di costruzione e di massimizzare la sostenibilità degli impianti.
La sicurezza nucleare è dunque il punto focale del GIF. I reattori di IV generazione, che saranno presenti sul mercato dal 2020-2030, si differenziano dai già sicuri reattori di III generazione per la tendenza verso una maggiore sostenibilità dell’impianto nucleare e, soprattutto, verso una sicurezza nucleare che sia in grado di azzerare i rischi dovuti a qualsiasi tipo di imprevisto naturale e operativo. La sicurezza dell’impianto sarà garantita da un sistema di sicurezza intrinseco “Safety by Design” e da una rimozione naturale del calore di decadimento prodotto durante il processo di fissione.
I reattori di IV generazione sono sostanzialmente sei e si possono ripartire in: reattori a spettro termico e reattori a spettro veloce. I reattori termici, mediante l’elevata temperatura raggiunta durante il processo di fissione, permettono, oltre alla produzione di elettricità, anche la produzione di idrogeno per scopi secondari, tuttavia essi non presentano un ciclo del combustibile che sia in grado di auto-sostenersi. I reattori veloci presentano rendimenti maggiori e una maggiore sostenibilità, restano però alcuni problemi legati alla sicurezza. In entrambi i casi emergono limiti dovuti al costo di tali reattori.
Un’altra importante svolta potrebbe derivare dal progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) che ha come scopo la produzione di un reattore a fusione con tecnologia Tokamak, in grado di produrre 500 MW di potenza e una completa sostenibilità del ciclo. Permangono ancora dei grossi dubbi legati alla fattibilità e alla resistenza dei materiali alle elevate temperature del plasma che sono intorno ai 100.000.000 °C.
Se le problematiche dovessero risolversi sarebbe l’inizio di una nuova era per il nucleare e per il mondo energetico. Sarà sufficiente tutto questo per esorcizzare “l’ansia da nucleare”?
Scritto da Vincenzo Nasti – Laureato in Ingegneria Energetica e Nucleare
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