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La Terza Rivoluzione Industriale: il futuro delle rinnovabili

Il futuro è democrazia. Volenti o nolenti, tutti noi dovremmo farcene una ragione. Ci sono diversi esempi intorno a noi: Wikipedia ne è uno. Migliaia o milioni di persone che contribuiscono e partecipano attivamente per un fine comune senza alcun intermediario.

Quattro anni fa, Jeremy Rifkin (studioso e luminare americano di sociologia ed economia) ha pubblicato La Terza Rivoluzione Industriale – Come il potere laterale sta trasformando l’energia, l’economia e il mondo. In questo saggio spiega come la prossima futura economia cambierà radicalmente grazie alle nuove tecnologie energetiche e grazie al loro utilizzo.

La seguente teoria (che io, personalmente, vedo più come una previsione) è fondata su cinque pilastri principali:

  • Spostare completamente la produzione termica ed elettrica dalle fonti fossili (quali petrolio, gas naturale e carbone) alle energie rinnovabili. Queste ultime non inquinano – almeno durante la loro vita produttiva – e non si esauriranno mai per definizione.
  • Trasformare ogni edificio presente nel mondo (sia pubblico, che residenziale che industriale) in micro centrali, così da produrre, stoccare e utilizzare le energie rinnovabili in situ.
  • Utilizzare l’idrogeno e altre tecnologie di stoccaggio in ogni edificio e infrastruttura in modo da immagazzinare l’energia, caratterizzata da una produzione intermittente (questo è uno dei problemi più critici delle risorse rinnovabili: soprattutto se si parla di vento e sole).
  • Usare l’IT (Information Technology) per trasformare la produzione di potenza in una sorta di Internet energetico in cui ognuno dei miliardi di edifici, generano una piccola quantità di energia localmente e vendono il surplus alla rete, condividendolo così con i vicini: proprio come si fa in Internet.
  • Convertire i trasporti (i quali al giorno d’oggi si basano soprattutto su petrolio e gas naturale) in veicoli caratterizzati da tecnologie elettriche rinnovabili e celle a combustibile – le quali dall’idrogeno producono elettricità. Così facendo, chiunque potrebbe comprare o vendere elettricità green basandosi su una rete immensa, smart e interattiva.

Tali pilastri teorici sono i basamenti di una ragnatela energetica complessa e innovativa in cui, tuttavia, ogni persona sarebbe protagonista della sua produzione e dei suoi consumi. Davvero democratico.

Rifkin sta promulgando tale teoria in tutto il mondo nel corso degli ultimi cinque anni. Nel 2012 la Commissione Europea (in linea con i target comunitari del 20-20-20) ha tenuto una conferenza in cui Rifkin stesso parlò riguardo un piano economico/energetico per l’UE basato sui suddetti pilastri. Inoltre, egli sta sviluppando uno studio in Italia per la provincia di Roma dal 2009.

Stando alla teoria di Rifkin, i principi democratici si riverseranno nel mercato energetico mondiale e, conseguentemente, nell’economia in senso lato. Tuttavia, se ci fermassimo a pensare un minuto, qualcosa è già successo. Il fotovoltaico, così come i piccoli impianti idroelettrici e le turbine eoliche, sono nati come tecnologie per la piccola produzione energetica in loco. Quello che ha forzato i tecnici e gli ingegneri a incrementare la taglia degli impianti è stato il bisogno delle diverse nazioni e delle grandi industrie di avere produzione energetica centralizzata. Dopo la Seconda Rivoluzione Industriale, infatti, questo era il modo giusto e facile per farlo. Ma adesso sta accadendo qualcosa di nuovo. Il mondo si sta muovendo. Presto vedremo cosa succederà.

Lorenzo Rubino

Laureato magistrale a 24 anni in ingegneria energetica al PoliTO. Esperto in efficienza energetica industriale, commerciale, residenziale. Progettista tecnico di impianti rinnovabili e tradizionali. Responsabile di #EnergyCuE da marzo 2015. Appassionato di nuove tecnologie e policy, soprattutto se finalizzate alla sostenibilità della produzione di energia. Mi sento curioso, riflessivo ma anche spontaneo, diretto e pragmatico, da buon ingegnere!

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